Rifiuti sepolti nel club scagionato Zambon

Martedì 16 Settembre 2014
TREVISO - (Ro) L'inchiesta aveva scosso dalla fondamenta Treviso. Ma l'epilogo è stato indolore per un'incona dello sport trevigiano. Il giudice Gioacchino Termini, sposando la richiesta della Procura, ha archiviato le accuse mosse a Giuseppe Zambon, volto storico del tennis, che era stato accusato (insieme a con Guido Furlanetto, Sandro Bianchet, e dell'imprenditrice Lorena Boccato) di aver trasformato l'ex piscina coperta dell'impianto di via Medaglie d'oro in una sorta di discarica di rifiuti non pericolosi. La vasca, per l'accusa sulla base delle indagini della Polizia locale, sarebbe stata riempita con ogni sorta d'immondizia e poi ricoperta con una colata di cemento a sua volta mascherata con un parquet: al posto della piscina venne infatti ricavata una palestra. Dopo mesi d'indagini la conclusione non lascia dubbi ad alcuna interpretazione: «Gli elementi probatori acquisiti - scrive il giudice - non sono sufficienti per sostenere in giudizio l'ipotesi accusatoria». La tesi sempre sostenuta dall'avvocato Roberto Campion.
L'inchiesta era partita da una denuncia anonima, corredata da un video e da foto molto chiare che facevano riferimento ai lavori eseguiti allo Sporting club. Dopo i primi rilievi, la palestra-ex piscina venne messa sotto sequestro, provvedimento che però dopo pochi giorni venne cancellato dal gip Umberto Donà: «Non emergono - recitava l'ordinanza - indizi utilizzabili giudiziariamente». In seguito, frantumata la colata cemento, vennero ritrovati tappeti di erba sintetica, teli di nylon, sacchi, bidoni, sedie, pezzi di plastica. Ma di quello scempio sicuramente non ha colpe Bepi Zambon.

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