Pronti al mini sgombero «Ma il Comune sbaglia»

Mercoledì 5 Agosto 2015
«A Paese c'è una forma di chiusura autodimostrativa e autocelebrativa che non porta da nessuna parte. I flussi dei migranti possono essere gestiti con l'aiuto del privato sociale e non certo fermati a colpi di ordinanze». Francesca Gambadoro, presidente della cooperativa Gea di Mestre, commenta così l'atto firmato dal sindaco Pietrobon che impone lo sgombero entro venerdì mattina di 10 dei 16 profughi sistemati a metà giugno su disposizione della prefettura in una casa privata lungo la strada Castellana. Alla base dell'ordinanza c'è il sovraffollamento dei locali che, secondo le verifiche dei tecnici comunali, non possono ospitare più di sei persone. «Ci siamo rivolti a dei legali - rivela la presidente della Gea - . Se sarà possibile metteremo a norma l'immobile nei tempi necessari altrimenti provvederemo allo spostamento delle persone considerate di troppo». Pietrobon chiude subito la porta: «Non ci sono metri cubi sufficienti: è una questione di numeri e non c'è niente da discutere. Ci sono delle norme e delle regole. Io faccio quello che devo fare».
La cooperativa non ha alcuna intenzione di iniziare una guerra. «Proveremo a dialogare - apre Gambadoro. L'ordinanza, tra l'altro, non è precisa perchè i calcoli non sono corretti. Li abbiamo rifatti ma il municipio si è appellato a un articolo del regolamento comunale. Poi c'è una considerazione scorretta sul numero delle stanze: si dice che c'è stata la riduzione delle camere da letto da quattro a tre. Questo, però, non riduce il numero dei posti. Anzi. E quei lavori, per di più, devono ancora essere fatti».
Teoricamente i 10 profughi per i quali è scattata l'ordinanza di sgombero potrebbero essere sposati in altri posti gestiti dalla stessa cooperativa. Ma a Paese sarebbe difficile andare avanti con soli sei immigrati. Al Comune, però, questo non interessa per nulla. Anche se la cooperativa ha le prove che non tutti i residenti di Paese sono sulla linea dura del sindaco. «Ci sono sostenitori della giunta - conclude Gambadoro - ma ci arrivano pure molte mail di solidarietà e di cittadini che ci chiedono se ci serve aiuto. C'è anche un'altra parte di Paese».
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