TREVISO - (gp) La "rappresentazione" del processo anticipa il processo stesso, l'allungamento dei tempi della prescrizione finisce con l'allontanare in maniera irragionevole il reato dalla decisione. Poi ci sono altre questioni come il numero dei magistrati e gli investimenti, sostanzialmente eguali a quelli degli altri paesi europei nei quali tuttavia non vengono dilapidati milioni di euro per intercettazioni spesso inutili. L'Ucpi (Unione camere penali italiane) per questi motivi ha proclamato 5 giorni di astensione degli avvocati penalisti per protestare contro le nuove proposte del governo che andrebbero a modificare l'articolo 146 bis del codice penale, ovvero il "diritto alla presenza" e il "processo giusto". Nella delibera vengono presi in esame diversi aspetti, tra i quali appunto l'utilizzo delle intercettazioni, la separazione delle carriere dei magistrati, il bavaglio alla stampa e i termini di prescrizione. L'Ucpi propone, attraverso i 5 giorni di astensione dalle udienze (a cui seguirà una manifestazione a Roma il 2 dicembre) «una complessiva rifondazione dell'organizzazione del processo penale operando una effettiva razionalizzazione delle risorse ed impedendo alla radice l'inutile proliferazione dei reati e dei processi, oltre a un intervento al fine di evitare la spettacolarizzazione dei processi e l'alimentazione dei circuiti mediatici che finiscono per consegnare all'opinione pubblica giudizi preconfezionati, attraverso l'esibizione e la gogna degli arrestati e la diffusione dei materiali di indagine, prima ed al di fuori di qualsiasi controllo processuale».
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