Genitori al lavoro: lo zio la stupra

Martedì 24 Novembre 2015
Quando restava solo in casa con la nipotina di undici anni ne approfittava per abusarne sessualmente. I genitori gliela affidavano spesso quando entrambi dovevano lavorare o uscire per sbrigare alcune commissioni: non potevano immaginare che lo zio fosse un vero e proprio "orco", capace di calpestare l'innocenza della loro piccola. L'autore delle violenze, un uomo di 35 anni, è stato arrestato dalla squadra mobile per violenza sessuale e ora si trova rinchiuso in una cella del carcere di Santa Bona. L'ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti è stata firmata pochi giorni fa dal gip del tribunale di Treviso ed è stata immediatamente eseguita dalla polizia.
Le violenze, che sarebbero durate per almeno due anni secondo la ricostruzione degli investigatori, avvenivano all'interno di un'abitazione in cui vive una famiglia allargata di stranieri, composta da circa 15 persone tra cui anche lo zio della piccola. Il 35enne, persona di cui i genitori avevano grande fiducia e che non aveva alcun precedente penale alle spalle, avrebbe abusato per l'ultima volta della nipotina pochi mesi fa, a fine ottobre. A dare avvio alle indagini è stato il racconto della giovanissima ad una vicina di casa, un'anziana trevigiana. La ragazzina aveva riferito di essere stata «toccata» in più occasioni dallo zio. La donna ha subito allertato i genitori che hanno denunciato alla polizia il fatto e allontanato immediatamente il 35enne dall'abitazione. I test medici svolti immediatamente su richiesta del padre e della madre della giovanissima, hanno purtroppo confermato la versione fornita dall'undicenne. Le indagini della squadra mobile proseguiranno anche nei prossimi giorni: la giovane sarà inoltre nuovamente ascoltata nel corso di un'udienza protetta. «Si tratta di un episodio terribile perchè parliamo di una violenza sessuale di un adulto nei confronti di una ragazzina di meno di dodici anni, è un contesto agghiacciante perchè ripetuta, almeno negli ultimi due anni - afferma il dirigente della squadra mobile di Treviso, Enrico Biasutti - questa ragazzina ha vissuto un incubo e per fortuna c'è stata una reazione forte da parte della famiglia».

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