Una sedia vuota per ogni donna che non c'è più

Mercoledì 26 Novembre 2014
Una sedia vuota per ogni donna che non c'è più
L'orco si nasconde dentro casa. È tra gli affetti più cari o tra i ricordi di una storia d'amore finita. Quando si parla di violenza sulle donne si pensa sempre allo stupro per strada a opera di uno sconosciuto, magari straniero, uno stereotipo che devia dalla realtà: la maggior parte degli abusi, delle percosse, della brutalità e dei maltrattamenti avviene tra le mura domestiche a opera del marito, del compagno, di un parente stretto o dell'ex. Questa la realtà evidenziata dal servizio Antiviolenza del Comune di Rovigo (numero verde 800.30.42.71).
E ieri per ricordare le vittime di femminicidio, tutte quelle donne ammazzate per gelosia, stupidità, cattiveria e rabbia, in piazza Vittorio Emanuele II sono state poste delle sedie vuote, una per ogni comune o ente della provincia che ha aderito all'iniziativa «un posto occupato», rilanciata dall'assessore regionale alle Pari opportunità Isi Coppola. La manifestazione simboleggia i posti vuoti lasciati dalle vittime della violenza, per non dimenticarle e chiamare tutti a contrastare il drammatico fenomeno e la mentalità che spesso lo genera.
I dati del Centro antiviolenza del Polesine, evidenziano che il fenomeno è ancora molto presente. Da gennaio 2013 a giugno 2014 sono state prese in carico 91 donne, nel trenta per cento dei casi residenti in città, il sessantacinque per cento residenti nei comuni della provincia di Rovigo e il restante cinque per cento fuori provincia. Complessivamente il 63 per cento sono italiane e il 37 per cento straniere. Sei donne su dieci, al momento dell'accesso al Centro, sono coniugate; nel 33 per cento dei casi la donna è disoccupata. Gli aggressori sono italiani nel 79 per cento dei casi. Nel 97 per cento dei casi la donna è vittima di violenza psicologica, intendendo la violenza psicologica come corollario sempre presente, anche nei casi di violenza fisica (69 per cento). Le donne che hanno sporto querela nei confronti del proprio aggressore sono in aumento rispetto agli anni passati, raggiungendo il 44 per cento.
L'équipe del Centro Antiviolenza è formata da quattro figure professionali - educatrice, assistente sociale, legale e psicologa - che operano in sinergia tra loro e in rete con tutti gli altri servizi presenti sul territorio per sostenere le vittime durante il loro percorso di uscita dalla violenza.
«Il mostro è dentro casa - spiega Coppola - è il marito, il fidanzato, l'ex. È per questo che denunciare è sempre difficile. Il numero di donne che si rivolge al Centro Antiviolenza è in aumento, sintomo che si prende sempre più coscienza della violenza e ci si rivolge a una struttura specializzata che riesce ad aiutare davvero nel difficile percorso che le vittime sono chiamate ad affrontare».
Il commissario prefettizio Claudio Ventrice è intervenuto alla manifestazione, con il gonfalone del Comune di Rovigo: «Tante, troppe donne subiscono violenza. Per cambiare questo fenomeno è necessaria una rivoluzione culturale che deve avvenire soprattutto nelle famiglie. Ricordiamoci che la violenza contro le donne è la punta dell'iceberg di un fenomeno molto più esteso e profondo che è quello della violenza domestica, fisica e psicologica».
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