Taglio dei posti, assalto al palazzo

Giovedì 18 Dicembre 2014
Dipendenti della Provincia pronti a occupare Palazzo Celio contro i tagli romani nei confronti dell'ente, che rischiano di lasciare senza lavoro 140 persone. È questa la decisione presa ieri nel corso dell'assemblea del personale. Presenti i rappresentanti sindacali di Cgil, Giovanni Franchi, Cisl, Andrea Ricci, Uil, Eugenio Malaspina, e Coordinamento Rsu Marina Paparella. «I lavoratori della Provincia di Rovigo - spiegano in una nota i dipendenti - hanno dichiarato lo stato di agitazione e sono molto preoccupati per il caos sul riordino delle Province e le ricadute che questo ha sui servizi e sul ricollocamento delle professionalità che sta assumendo contorni drammatici». La Legge 56, sul riordino delle Province, definisce le funzioni statali che rimangono in attesa di accordi in conferenza unificata tra Stato e Regioni. Le funzioni, che sono l'ossatura delle province, non sono ancora state definite. L'assessore regionale Ciambetti ha incontrato le organizzazioni sindacali facendo promesse di convocazione di tavoli, «ma nulla è ancora stato fatto».
«La Regione - precisano i dipendenti dopo l'assemblea - deve assumere un ruolo su queste decisioni e deve realmente impegnarsi per la salvaguardia dei livelli occupazionali legati alle funzioni svolte dalle Province». I lavoratori sono molto preoccupati per quanto si prospetta: «Con l'emendamento che il Governo ha presentato alla legge di stabilità, insieme ai tagli finanziari già previsti si svuoteranno le Province delle risorse economiche ed umane necessarie a svolgere le funzioni, determinando lo smantellamento dei servizi pubblici erogati ai cittadini in materia di scuole, viabilità, tutela del territorio, protezione civile, centri per l'impiego, sistema bibliotecario, ambiente, polizia provinciale, servizi sociali, formazione professionale, turismo, pari opportunità, caccia e pesca ecc., e sarà avviata la mobilità di massa del personale inficiando così il riordino istituzionale previsto dalla Legge 56».
Si prospetta inoltre un «generalizzato dissesto finanziario dei nuovi enti di area vasta con inevitabili ripercussioni sociali ed occupazionali».
«La campagna contro il pubblico in generale e le Province in particolare, considerate il cancro da estirpare, è nata molti anni fa - sbottano - Ma il famoso debito pubblico di cui noi saremo la causa è veramente calato con il blocco dei nostri contratti di lavoro dal 2009 o con i tagli dei trasferimenti che poi diventano servizi per la collettività? La risposta è inconfutabile: no».
A rischio ci sono 140 posti: «Veramente la mobilità di circa 140 lavoratori può rendere contento qualcuno o soddisfare il desiderio di vendetta? Siamo come gli altri lavoratori quando si trovano a dover fare i conti con un'azienda in crisi, abbiamo paura per domani perché non sappiamo ancora dove e se lavoreremo, se la nostra professionalità sarà persa e con essa anche i servizi che ora eroghiamo».
Ora si passa dunque alla protesta: da domani i dipendenti occuperanno Palazzo Celio in attesa di sapere quale sarà il loro destino.
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