"Socialmente utili" in corsa contro la burocrazia

Lunedì 15 Settembre 2014
"Socialmente utili" in corsa contro la burocrazia
Una domanda. Una semplice domanda da inoltrare in Regione sulla falsariga di quelle già andate a buon fine gli anni scorsi. Sarebbe abbastanza per benefici generalizzati che pioverebbero sulla città sotto forma di manutenzioni urbane, espletamento di servizi di varia natura, allentamento del problema occupazionale e diminuzione della sofferenza sociale che attanaglia alcune fasce più deboli. A livello, oltre che economico, anche psicologico, legato
Basta? No, perché di mezzo c'è anche quel lato umano non trascurabile, quell'altruismo indiretto, quella mano tesa a chi è in difficoltà che allungare costa zero e, al contrario, ritirare o nascondere innesca tensioni, genera drammi, può causare tragedie, per lo più, quasi sempre verrebbe da dire, evitabili.
Il preambolo è d'obbligo per capire la portata di un'inerzia istituzionale che non si spiega se non con la controversa fase amministrativa che sta attraversando il Comune di Rovigo, al momento privo di Amministrazione e gestito dal commissario straordinario.
Si chiamano lavori di pubblica utilità. Li finanzia la Regione, che anche quest'anno ha messo a disposizione tre milioni di euro, più altri tre milioni se le necessità lo richiederanno. Risorse per i Comuni singoli o associati che, con l'intervento di soggetti attuatori come le cooperative sociali, possono dare un impiego a disoccupati, privi di qualsiasi ammortizzatore sociale o pensione per periodi di tempo prestabiliti, per occupazioni legate a servizi utili alla collettività.
Già il Consvipo ha creato percorsi di aggregazione finalizzati a tale scopo, con l'essenziale contributo della Fondazione Cariparo.
Ben 170 i lavoratori occupati su circa 40 progetti nel 2013, 22 dei quali attuati dalla cooperativa Speranza tra Rovigo, Porto Viro, Occhiobello, Lendinara e Villadose. Le domande ammesse a co-finanziamento hanno permesso di muovere circa 700mila euro, 450mila di questi anticipati dalle cooperative sociali.
I lavoratori, muniti di regolare contratto a termine, hanno ricevuto adeguata contribuzione e preventiva formazione professionale sui compiti chiamati a svolgere. Insomma, un circuito virtuoso che muove finanziamenti, produce servizi per i cittadini e allevia i disagi economici di famiglie in difficoltà. E preserva i fondi che autonomamente i Comuni mettono a bilancio nel settore del sociale, allargando la sfera ad altri soggetti in stato di necessità.
Rovigo, con in impegno finanziario di 170mila euro, nel 2013 ha dato lavoro a 46 operatori, ma a tutt'oggi la domanda per il 2014 non è ancora stata prodotta. Trattandosi di un bando regionale "a sportello", chi prima arriva meglio alloggia e anche un breve ritardo può tradursi in un'esclusione a quel punto non scusabile.
Interlocutore principale, stante la situazione "sospesa" del Comune, diventa il commissario prefettizio Claudio Ventrice. Ma i tempi stringono e se a non usufruire dei benefici del finanziamento regionale fosse proprio il Comune capoluogo, i risvolti della vicenda potrebbero diventare sconfortanti quanto inclementi.
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