Nella trappola della polizia dopo la rapina

Sabato 28 Marzo 2015
Nella trappola della polizia dopo la rapina
«Direi che il messaggio è chiaro: a Rovigo i rapinatori non devono proprio venire». È una battuta, ma neppure troppo, quella con la quale il vicequestore aggiunto Bruno Zito, alla guida della squadra mobile della questura, commenta i cinque arresti scattati ieri nel primo pomeriggio.
A brevissima distanza dalla rapina avvenuta alle 12.30 alla banca Antonveneta di Riviera Matteotti, ad Adria. Un raid che aveva visto tre rapinatori entrare nell'istituto di credito, ognuno impugnando un taglierino, il volto travisato con uno scaldacollo. Poco lontano li attendevano i due complici - uno dei quali sospettato di essere anche il basista del gruppo, tutto composto da siciliani - a bordo di due auto: una Audi A4 e una Passat Volkswagen. Il colpo era stato rapidissimo: meno di mezzo minuto. Poi la fuga. Per un tratto a piedi, visto che la strada è chiusa al traffico per lavori, il resto in auto.
È la seconda volta che in poche ore gli investigatori della mobile riescono a venire a capo di una rapina. Era già accaduto il 14 febbraio scorso quando, all'imbarco per la Sicilia, erano stati arrestati tre giovani accusati di essere coloro che, circa 12 ore prima - venerdì 13 febbraio - avevano razziato 140mila euro dalla Banca Popolare di Verona di Corso del Popolo Rovigo. Anche in quella circostanza la soluzione era arrivata, fulminea. Di qui la battuta di ieri del dirigente.
La Procura, per i cinque siciliani, ha domandato la convalida dell'arresto. Probabile si tenga lunedì. Gli arrestati sono R.S., 43 anni, originario di Siracusa, da tempo residente a Rovigo dove lavora come autista; F.S., 38 anni, di Catania; G.S., 33 anni di Siracusa; M.S., 38 anni, di Siracusa; D.B., 25 anni, di Siracusa.
Era da qualche giorno - hanno spiegato gli investigatori - che i quattro "trasfertisti" si trovavano in Polesine ed erano tenuti sotto stretto controllo. Era intenso il sentore che stessero architettando qualcosa. Ed era altrettanto chiaro, per un occhio esperto, che il giorno cruciale sarebbe stato ieri: gli andirivieni, i sopralluoghi si erano intensificati, così come i preparativi per una brusca partenza. Gli investigatori della mobile erano appostati al di fuori del «covo», a Sant'Apollinare. Una presenza costante ma discreta, della quale la banda non aveva avuto sentore.
Ieri, dopo la rapina, hanno avuto a malapena il tempo di percorrere pochi chilometri, prima di essere bloccati. Non erano ancora arrivati alla base, ma la direzione era quella. Non hanno abbozzato alcuna forma di resistenza. All'operazione hanno contribuito in modo determinante anche gli uomini delle Volanti e del commissariato di Adria.
Interamente recuperata la somma, oltre 20mila euro, sequestrati i taglierini e gli scaldacollo. Ieri sera erano ancora in corso le operazioni di verbalizzazione dei racconti dei dipendenti presenti al momento della rapina, così come i rilievi di polizia scientifica. Il quadro comunque appare piuttosto delineato. Per i rapinatori, insomma, meglio cancellare Rovigo dalla cartina.
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