«L'area vasta è un'occasione»

Mercoledì 16 Aprile 2014
Area vasta sì, perché favorisce il territorio strategicamente ed è un qualcosa di diverso dalle fusioni tra ex Province. Il vicepresidente del Veneto Marino Zorzato palude ai desideri altopolesani, mentre seppure non bocci Vivrò, nemmeno sposa appieno l'idea nata al tavolino di un bar dai sindaci di Verona e Rovigo Flavio Tosi e Bruno Piva, cui poi si è aggiunto il collega di Vicenza Achille Variati.
Chi è molto perplesso sulla proposta di area vasta è il sottosegretario al ministero dell'Economia e delle Finanze, Enrico Zanetti. Entrambi sono stati ospiti del forum del Gazzettino di Rovigo sull'area vasta altopolesana, insieme al consigliere regionale Graziano Azzalin e ai propositori del progetto quali il sindaco di Bergantino Giannino Rizzati, gli urbanisti e architetti Marco Lucat e Silvia Lezziero. «Il Governo si è speso sull'abolizione delle Province per dare segnali immediati - ha esordito il parlamentare di Scelta civica - ma sull'area vasta o metropolitana esprimo un'opinione personale di preoccupazione. Non perché non creda nell'opportunità di una riorganizzazione di questo tipo, ma perché ho la percezione che non ci sia chiarezza su quello che dovrebbe essere il punto di partenza della riforma, ovvero l'esclusività dell'ente preposto alla gestione dell'area».
Per il sottosegretario di esperienze negative ce ne sono già state. «Già con la modifica della Costituzione nel 2001 abbiamo capito come riforme fatte su competenze incerte e concorrenti hanno l'effetto di moltiplicare i costi. Per questo sulla questione delle aree vaste e metropolitane qualche perplessità ce l'ho: ancora oggi si parla di aspetti politici e non di chi fa cosa».
Il Governo può lavorare per cambiare e semplificare il quadro normativo?
«Credo di sì, ma in questi casi non sempre la fretta è una buona consigliera. In questo momento i segnali in cui si può dimostrare velocità sono quelli economici. Per le faccende istituzionali bisogna meditare con più riflessione».
Zorzato è più sicuro. «Bisogna eliminare la burocrazia, le cose inutili e dare risposte. Ci si fa spesso la domanda su che tipo di Stato vogliamo avere. Se è vero che abbiamo un sistema statuale troppo pesante, la prima domanda cui bisogna rispondere è quale sarà il modello migliore. Ogni volta che parliamo di area vasta ci ricolleghiamo alle aree metropolitane, ma sono due cose diverse. L'unica cosa certa è che si deve favorire il territorio».
Il vicepresidente del Veneto porta a esempio l'esperienza che potrebbe portare al matrimonio tra i 27 comuni altopolesani e quelli della Bassa veronese. «È una richiesta che è partita dal basso. Vuol dire che così si sommano aree che si assomigliano o che hanno interessi simili. Cosa diversa è cercare di mettere assieme il Delta con le valli della Valpolicella. Che senso avrebbe?».
Su “Vivrò” Zorzato storce la bocca. «Vicenza c'entra nulla con Verona e con Rovigo, è separata dai monti, non ha contatti, mentre le prime due sono connesse dalla Transpolesana e dall'Adige. Dobbiamo pensare a modelli istituzionali snelli che facciano cose diverse dalle Province che abbiamo abbandonato. Se questo non si può fare, evitiamo che la situazione si complichi ancora di più. Questo Stato è già pesante e grasso di suo. Chi è al Governo deve ricordare sempre: per ogni cosa che mettiamo in piedi, se ne devono levare due».
Qual è il pericolo per il progetto?
«È che finisca asfissiato. Questo dev'essere uno stimolo a fare la semplificazione istituzionale. Non è passata la fusione di Civitanova? Non importa. Lo faremo più avanti. Prima o poi arriverà il momento in cui tutto questo verrà chiesto dal basso, quando i Comuni piccoli non riusciranno più a dare il giro ai servizi e alle richieste dei cittadini. A quel punto i tempi saranno maturi».
Zorzato, che è anche assessore all'Urbanistica, è pronto a spalancare le porte del Piano regionale territoriale all'area vasta. «Valdastico sud e Nogara-mare saranno una chiave e porteranno anche innovazione tecnologica. In un'area vasta tutto si ripensa, per esempio l'ospedale di Trecenta assumerebbe un'altra valenza. E ci sarebbero richiami nuovi per poli industriali».
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