Aveva tenuto cattedre e diretto corsi alle Accademie a Bari, Urbino e Venezia

Domenica 29 Marzo 2015
Rovigo e l'arte piangono. Da ieri non c'è più Gabbris Ferrari, vinto a 77 anni da un male incurabile. Con lui si chiude una delle pagine più espressive e fertili della cultura polesana. Definito il più grande artista, pittore, scenografo e regista contemporaneo di Rovigo, era rimasto però una persona discreta, cordiale e disponibile, sinceramente innamorata della sua città.
La passione di Gabbris per la pittura risale ai primi anni Cinquanta nello studio del pittore rodigino Angelo Prudenziato che gli insegna i rudimenti della pittura dal vero e l'uso delle tecniche grafiche. In quegli stessi anni stringe una fraterna amicizia con il pittore Gianpaolo Berto con cui condivide l'entusiasmo per le avanguardie del '900. Dopo gli studi all'Accademia di Belle arti di Bologna, sono le lezioni di storia dell'Arte di Dellogu a Venezia e della Breseghello a Rovigo che gli aprono più vasti orizzonti. Tante e importanti sono le mostre in cui espone e le città sia italiane che estere a rendergli omaggio. Dalla fine degli anni '80 si accosta al teatro in maniera sempre più assidua, riprendendo lo studio della scenografia e del costume teatrali. Con il regista Cobelli nel 79 ottiene grande successo alla Fenice con l'opera di Galuppi "Il mondo alla roversa". Numerosi gli incarichi come docente all'Accademia di Belle arti di Bari, a Urbino, all'Accademia di Bologna e a Venezia. A Urbino fu anche Direttore per qualche anno. A metà degli anni '80 il crescente interesse per la regia stimola Gabbris a mettere in scena molti spettacoli. In questa direzione si è svolto il grande e meticoloso lavoro per l'allestimento delle "Nozze di figaro" di Mozart al Teatro Olimpico di Vicenza nel 2008 e soprattutto quello per la compagnia Minimiteatri, di cui era direttore artistico, affiancato da Letizia Piva, con capolavori quali "La Luna è un corpo diafano", Decameron Comedy o l'omaggio a Eugenio Ferdinando Palmieri. Rovigo lo ricorda con gratitudine per aver ideato e per un po' diretto il Musei dei Grandi Fiumi, per essere stato assessore alla Cultura aperto e lungimirante, perché ha voluto il laboratorio scenografico del Teatro Sociale e inventato il Piccolo teatro dei 30 posti.
Il Polesine gli ha dedicato una mostra personale nel 2012, "Il paesaggio inquieto". Spesso si poteva incontrarlo per le vie del centro, inconfondibile per la chioma candida e le sue sciarpe. Sopportava da decenni la tragica perdita del figlio Martino, ma continuava a creare e scoprire. Aveva ancora tanti progetti da realizzare: una nuova commedia, la pittura, la scrittura, una pubblicazione artistica. I funerali mercoledì alle 11 nel Duomo di Rovigo.
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