«I giudici dicono che non eravamo dei visionari»

Venerdì 21 Novembre 2014
«I giudici dicono che non eravamo dei visionari»
«Questa vittoria è dedicata a Mario Steffenel, a capo della mia segreteria per cinque anni, scomparso quest'estate. Uno di quelli che ha creduto in me, nonostante tutti, all'inizio, ci credessero degli alienati, riuscendo a creare il vuoto attorno a noi».
Dopo l'emozione del primo momento, Renzo Marangon commenta a freddo la sentenza della Corte d'appello di Venezia che ha condannato la nemica di sempre, Isi Coppola, alla decadenza dall'incarico di consigliere regionale e al pagamento di una sanzione da 110mila euro. Al suo fianco la moglie Stefania Bonifaccio, alcuni amici storici come Mario Borgatti e, in videoconferenza, anche Luca Rossetto, colui che materialmente ha presentato denuncia contro l'assessore regionale allo sviluppo economico.
«Non mi sono fermato - commenta Marangon - Grazie anche al supporto di coloro che, pure in questo periodo difficile, hanno continuato a seguirmi, ho continuato a fare politica seppur senza ricoprire alcuna carica. Non importa quando avverrà la surroga, non importa quanto tempo resterò in consiglio regionale, ciò che conta è che un tribunale della Repubblica ha sancito che non eravamo dei "visionari" come qualcuno sosteneva, ma che avevamo ragione».
Il presidente del club di Forza Italia "Rovigo-Polesine 2020" assieme a Rossetto, ripercorre tutte le tappe di questa battaglia legale. Coppola, che durante le elezioni regionali del 2010 portò a casa 16 mila voti, il doppio del suo sfidante, Marangon, giustificò in 39mila euro la nota spese per la campagna elettorale. La denuncia di Rossetto arrivò corredata del materiale che dimostrava come, invece, la consigliera avesse speso in realtà molto di più: dieci volte tanto. Dopo una parziale vittoria di Rossetto in Corte d'appello (che ha obbligato Coppola a pagare 7mila euro di multa più le spese legali), la sentenza veneziana è stata cassata dalla Cassazione in relazione ai motivi proposti dal ricorrente, con rinvio sempre alla Corte d'appello, che doveva adeguarsi alle indicazioni della prima sezione civile della Suprema Corte. La nuova sentenza venne ancora bocciata dalla Cassazione, che aveva rinviato per la terza volta la causa alla Corte d'appello, in diversa composizione. E questa volta Marangon e Rossetto hanno potuto cantare vittoria visto che i giudici veneziati si sono adeguati a quanto deciso dal giudice di legittimità «che aveva attestato che Coppola aveva speso molto più di quanto concesso dalla legge per la campagna elettorale».
È quindi arrivata la decadenza con la sanzione. L'assessore regionale potrebbe ricorrere in Cassazione, «ma che senso avrebbe visto che ha perso già due volte a Roma?» si domanda Rossetto. «Quel che è certo è che la Corte d'appello ha formulato una condanna pesantissima: oltre a quanto già detto deve pagare tutte le spese processuali e del Ctu, che in questi casi spesso vanno compensare. Un chiaro segnale da parte del giudice che finalmente ci ha dato ragione. È una vittoria meritata perchè riconosce il ruolo politico di Marangon, che gli è stato usurpato».
L'ex assessore all'Urbanistica, dal canto suo, non dimentica quanto dichiarato dalla rivale a seguito delle altre sentenze: «Aveva minacciato di denunciarci per danno all'immagine. Ora si capisce che tutto quel che faceva e diceva era un bluff».
Quel che succederà adesso dovrebbe essere abbastanza scontato: «Il consiglio regionale ratificherà la sentenza e provvederà alla surroga. Il primo dei non eletti sono io. Non dovrebbero esserci altri intoppi. Come detto ieri: anche solo un giorno a Palazzo Ferro-Fini vale la soddisfazione di una sentenza come questa. Per il resto ho dimostrato di fare politica anche senza ricoprire poltrone».
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