Uti, dal Pd un altolà a Bolzonello «Rispetta la legge che hai votato»

Martedì 3 Marzo 2015
«Se è una polemica, è strumentale. Se, invece, il ragionamento è sulle Uti, è chiaro che la riforma degli enti locali l'ho votata e ne sono un convinto assertore». Sergio Bolzonello, vicepresidente della Regione, pordenonese di rango oltreché già sindaco per due mandati del capoluogo, mette i puntini sulle «i» dopo essere stato da più parti evocato nel gran lavorio in atto in questi giorni proprio sul suo territorio di riferimento per ipotesi altre rispetto alle cinque Uti individuate dalla delibera di Giunta regionale, ricalcanti sostanzialmente gli ambiti socio-assistenziali.
Tra queste, anche quella di una Uti unica che sembra trovare consensi e che il territorio dice non dispiacerebbe neppure Bolzonello. Proprio il particolare che ha fatto scattare l'altro sera in Assemblea regionale del Pd il presidente della commissione consiliare Affari istituzionali, Vincenzo Martines, per chiedere «un chiarimento». Si è «ad passaggio importante della riforma», motiva ora Martines e poiché «giungono echi che il vice presidente in qualche modo chiuda un occhio sull'idea dell'Uti unica è opportuno chiarire. Una tale prospettiva, infatti, è un'interpretazione forzata di ciò che sta scritto nella legge». Bolzonello, a distanza perché all'Assemblea non c'era, fatta le premessa «no a polemiche, sì alla riforma» esplicita e argomenta il suo pensiero: «Le Uti non sostituiscono le Province e non c'è scritto da nessuna parte che non possa esserci un'Uti unica, poiché queste Unioni sono strumenti per dare servizi, non fanno politica».
Un punto cruciale, quest'ultimo che il vice presidente ribadisce più volte - «con le Uti non si riesumano le Province, non sono un organo politico, ma tecnico» - e che fa da presupposto al prosieguo del ragionamento: «Sono perciò assertore di una Uti nel senso che più grandi sono queste Unioni più economie di scala sono possibili e quindi più servizi - prosegue Bolzonello - .Senza contare i costi: più Uti significano più direttori, più strutture, quindi più costi. Tuttavia - conclude categorico - i sindaci facciano quel che vogliono».
E secondo Martines in questa partita che si gioca fino al 4 aprile - cioè fino allo scadere del tempo utile per inviare richieste di modifiche motivate alla mappa delle diciassette Uti varata dalla Giunta - proprio ai sindaci non dovrebbe sfuggire che «la legge intende dare responsabilità ai Comuni perché insieme diano servizi ai cittadini. È questo il primo obiettivo ed è per questo che le Uti sono state pensate con quelle dimensioni - almeno 30mila in montagna e 40mila altrove - e non con altre. Per le questioni di area vasta, sono possibili accordi fra Uti».
Quindi, conclude Martines, «no a visioni che stravolgano l'impianto di fondo della legge e la mappa individuata dalla Giunta. Qualche variazione è possibile, ma non tale da snaturare il progetto».
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