Una parola salva l'autonomia

Mercoledì 14 Ottobre 2015
La salvaguardia della specialità nella riforma costituzionale che è stata votata dal Senato è stata potenziata grazie ad una parola. Una sola, ma sufficiente a rendere più difficile una sua futura erosione. Anche perché quella parola sta scritta in Costituzione. Testa d'ariete dell'operazione, il Gruppo per le Autonomie, con i senatori altoatesini a fare da apripista grazie a ferratissime competenze giuridiche e decisa volontà di raggiungere obiettivi chiari. A dar man forte i senatori regionali Lorenzo Battista che fa parte del Gruppo e i Pd Carlo Pegorer e Francesco Russo.
L'intervento è stato operato sull'articolo 39, quello delle disposizioni finali, dove ora si dice che le cose per le Regioni a Statuto speciale non cambiano non fino ad «adeguamento» dello Statuto, ma fino a «revisione» dello Statuto di autonomia. Nel nuovo testo è anche esplicitamente scritto che per le Autonomie speciali resterà in vigore la Costituzione ancora vigente - e quindi anche l'attuale titolo V - sino a «revisione». Una revisione, per altro, che potrà avvenire solo «d'intesa» con la Regione, secondo il principio pattizio conquistato nella prima stesura della riforma.
«È un importante successo», hanno sottolineato i senatori del Gruppo Autonomia e il cambio di parole nella Carta «sottolinea che l'eventuale modifica degli Statuti non equivarrà a un adeguamento di merito alle disposizioni centralistiche della nuova Costituzione». E non è tutto. Con lo stesso emendamento si prevede che alle Regioni speciali potranno essere attribuite nuove competenze tramite un meccanismo più semplice, come previsto dal terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione ora modificato. Sarà possibile cioè superare la rigidità dello Statuto attribuendo nuove competenze non attraverso legge costituzionale, ma pattizia, previa intesa cioè Stato-Regione. Si aprono varchi per «istruzione, formazione professionale e commercio con l'estero», specifica Battista.
Intanto ieri su iniziativa di 17 consiglieri regionali, tutti d'opposizione, è stato richiesto al presidente del Consiglio Franco Iacop di convocare d'urgenza l'aula al fine di «trovare la massima convergenza di tutti nelle azioni a difesa dell'Autonomia del Fvg». Una mossa seguente all'accoglimento in Senato da parte del Governo di un ordine del giorno che impegna l'Esecutivo ad una revisione del numero delle Regioni, il che fa incombere l'ombra di una macroregione a Nordest. In base al regolamento del Consiglio, il presidente deve ora convocare l'Assemblea entro 15 giorni.

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