Traffico di auto importate Banda nei guai, 8 arrestati

Venerdì 6 Marzo 2015
TREVISO - Auto importate dell'estero illegalmente e poi messe sul mercato italiano a prezzi più che concorrenziali. Un commercio molto remunerativo che ha avuto Treviso come centro di una rete che coinvolge tante province italiane. Il traffico è stato sgominato da un'operazione della Guardia di finanza, coordinata dalla Procura trevigiana, che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 15 persone e all'esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare: sette sono state eseguite ieri mattina mentre una è ancora in corso. Per tutti sono scattati gli arresti domiciliari. L'accusa è di truffa ai danni dello Stato e falso in atto pubblico.
Il meccanismo è, purtroppo, quello collaudato. Gli accusati compravano auto in paesi della Ue, evitando così controlli più approfonditi alla frontiera, e le importavano in Italia con documenti falsi per evadere l'Iva. Questo garantiva loro la possibilità di metterle in vendita a prezzi concorrenziali e ottenere così un corposo guadagno. Negli anni hanno però anche accumulato una maxi evasione. Ad avviare l'indagine è stata la Polizia stradale di Vicenza insospettita da alcuni documenti risultati falsificati trovati in alcune auto fermate per dei controlli. È scattata così l'indagine arrivata ben presto a Treviso, dove la Procura ha messo il fascicolo nelle mani della Guardia di finanza. Gli investigatori delle fiamme gialle hanno scavato in profondità arrivando a individuare otto persone. Oltre ai provvedimenti di custodia cautelare, sono scattati anche sequestri sia di beni immobili che di denaro per un valore complessivo di un milione e ottocentomila euro. Questo già fornisce l'idea delle somme di denaro spostate da queste operazioni fatte sottobanco. Oltre al mancato pagamento dell'Iva, viene contestata la contraffazione anche di bolli e timbri doganali e dei documenti delle auto.
Le auto, e si parla di almeno un centinaio all'anno, venivano vendute in varie regioni e province italiane. L'indagine è infatti arrivata fino a Spilimbergo, Cremona, Legnago in provincia di Verona, Ferrara. Nella Marca, in base ai primi riscontri, c'erano le menti che hanno architettato il traffico. A quanto trapela non ci sarebbero concessionari coinvolti ma solo singoli individui che avevano trovato il canale per fare soldi facili.
Paolo Calia

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