Terrorismo islamico caccia ai reclutatori

Venerdì 31 Ottobre 2014
È passato oltre un anno da quando Bilal Hussein Bosnic, l'imam itinerante, quello che cerca combattenti per lo Stato islamico, è arrivato a Pordenone per due giorni di preghiera. Era il 31 maggio e il 1. giugno 2013. Sei mesi dopo, in Siria, è morto l'imbianchino-kamikaze Ismar Mesinovic, il bosnico di Longarone che ha lasciato la moglie, portato via il figlio di 2 anni e mezzo ed è andato a combattere in Siria. Chi si adoperò per far arrivare il leader della comunità wahabita bosniaca a Pordenone avrebbe casa in provincia di Pordenone. Si tratta di due macedoni che abitano ad Azzano Decimo. Sono entrambi indagati per terrorismo internazionale, articolo 270 bis del Codice penale. E ieri mattina sono stati perquisiti dai carabinieri del Ros di Padova e di Udine.
Gli uomini dell'Antiterrorismo, supportati dall'Arma territoriale, da mesi hanno concentrato la propria attenzione su due islamici che frequentano il Centro culturale della Comina. In particolare su Ajhan Veapi, un macedone nato in Germania che vive nella frazione di Tiezzo, ad Azzano Decimo. Ha 36 anni, una famiglia ed è un musulmano molto osservante. Si sarebbe adoperato per arrivare Bosnic a Pordenone nell'ambito degli incontri che ogni anno il Centro culturale islamico dedica agli imam di un certo rilievo, le cui prediche richiamano sempre molti fedeli. Ad Azzano Decimo è stata perquisita anche l'abitazione di Arslan Osmanoski, 28 anni, anche lui è macedone e anche lui, come Veapi, è indagato dalla Procura distrettuale di Venezia.
Finora le indagini non hanno dimostrato che i due avessero un'attività di proselitismo nel Friuli Occidentale. Non avrebbero avuto alcun ruolo nel reclutamento di combattenti. Veapi e Osdmanoski avrebbero però avuto contatti sia con Bilal Bosnic che con il kamikaze di Longarone e con Musafer Karamaleski, anche lui macedone, residente a Chies d'Alpago e partito a combattere in Siria con i guerriglieri dell'Isis. Sono contatti che impongono rigorosi approfondimenti da parte degli investigatori. Dai computer, dai Cd e dai documenti sequestrati ieri mattina a Tiezzo ed Azzano potrebbero arrivare nei prossimi giorni ulteriori indicazioni utili all'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore di Venezia Walter Ignazitto.
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