Telecamere, schedate tutte le auto

Mercoledì 1 Aprile 2015
Sono centinaia i veicoli "catturati" dalle telecamere cittadine tra il pomeriggio e la sera di martedì 17 marzo a Pordenone, quando tra le 19.40 e le 19.50 sono stati uccisi Trifone Ragone e Teresa Costanza. Auto, moto, ciclomotori, scooter, furgoni, persino biciclette. Gli impianti di videosorveglianza potrebbero aver inquadrato la fuga o l'arrivo del killer. A confermarlo è lo stesso procuratore davanti a uno schieramento di telecamere: «Sono in corso verifiche sui veicoli che in quelle ore si muovevano in città». Gli accertamenti riguardano le telecamere di tutta la città e in particolare la fascia oraria in cui il killer potrebbe essere arrivato nel parcheggio del palasport - o nelle immediate vicinanze - e poi essersi allontanato.
La mancanza di telecamere nel parcheggio di via Amendola ha privato gli investigatori dell'Arma di elementi importanti, ma non ha pregiudicato le indagini. «Erano telecamere "spaventapasseri" - ha commentato il procuratore riferendosi agli impianti fasulli collocati dal Comuni all'ingresso della palestra della pesistica - Questo non ci aiuta nella ricostruzione del fatto». E incalzato dai giornalisti sui finti obiettivi: «Non sono io il responsabile della politica di prevenzione e sicurezza. Dopo quello che è successo, è anche facile fare polemiche, la realtà è che Pordenone era indicata come la città più sicura d'Italia».
Se le telecamere potrebbero aiutare gli inquirenti a individuare l'auto del killer, dalle testimonianze degli amici, dai contatti telefonici e telematici potrebbe emergere il movente. La Procura ha chiesto i tabulati telefonici delle utenze dei due fidanzati per un periodo di due anni, il massimo consentito.I Carabinieri si sono concentrati sulle ultime 24, poi cominceranno ad esaminare l'ultima settimana, l'ultimo mese e così via. Vengono verificati gli intestatari delle utenze, bisogna capire se sono gli effettivi utilizzatori del cellulare in questione e perchè hanno avuto il contatto con Teresa o Trifone.
«Siamo ancora lontani dalla risoluzione - afferma Martani - ma abbiamo fatto tanto. Sappiamo di più delle frequentazioni delle vittime e stiamo ricostruendo i movimenti della coppia il giorno del delitto. Si cerca di capire come hanno trascorso l'ultima giornata, chi hanno visto e perchè». Il procuratore conferma che tutte le ipotesi sono ancora aperte, anche se si sente di scartare quella mafiosa, legata a un episodio della famiglia Costanza avvenuto vent'anni fa, quando uno zio di Teresa fu vittima di lupara bianca.
E la pista che porta alla caserma De Carli di Cordenons? «Escluderei la pista della soldatessa gelosa - osserva Martani - Sulla sincerità dei commilitoni non c'è motivo di dubitare». Si continuano invece a sentire gli amici e i conoscenti di Teresa Costanza a Milano.
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