Scontro sull'accoglienza: «La Regione non aiuta»

Sabato 5 Settembre 2015
TRIESTE - «Basta con il gioco delle parti, i Comuni renitenti devono aprire subito le porte all'accoglienza diffusa dei migranti», tuona l'assessore regionale Gianni Torrenti all'indomani del confronto con i prefetti. «Quale gioco delle parti? Abbiamo chiesto alla Regione di aiutarci a mappare sul territorio alloggi pubblici, militari, ecclesiastici ed eventualmente privati disponibili, ma le nostre lettere non hanno sortito risposta», replica prontamente il presidente dell'Anci regionale Mario Pezzetta.
A parole tutti vogliono l'accordo e la realizzazione integrata e "polverizzata" dell'accoglienza, tuttavia sul campo ciascuna parte denuncia il tradimento del patto. E intanto i Comuni disponibili con i fatti restano inchiodati sempre alla vecchia quota 40 sui complessivi 216 municipi del Friuli Venezia Giulia.
«I prefetti stanno dimostrando una sensibilità importante - annuncia Torrenti - come la nuova prefetta di Pordenone Maria Rosaria Laganà che non ha accettato di ospitare 100 stranieri in un albergo disponibile a Barcis». In altre parole «vogliono gruppetti di 10-15 migranti per Comune in modo da facilitare i controlli senza impattare sulle comunità locali».
Non solo: Torrenti censura la sindrome "Nimby" (Not in my back yard, non nel mio cortile) che pare abbia colpito parecchi sindaci e dettaglia il rispetto del patto regionale da parte dello Stato: «Ci sono i soldi per i minorenni non accompagnati e per costruire i centri di prima accoglienza, com'è avvenuto per la caserma Cavarzerani a Udine e sta avvenendo ora per la caserma Monti a Pordenone e per la struttura di Fernetti, sulla frontiera slovena di Trieste». Infine «finora sono state sempre rispettate, sostanzialmente, le quote di presenze in Fvg».
Su un punto sono tutti d'accordo: la gestione dell'accoglienza va ragionata per ambiti (e presto per Unioni) e non per singoli Comuni. Tuttavia «quando dalle enunciazioni e dagli appelli si passa alla ragion pratica affiorano problemi e silenzi», accusa il presidente dei sindaci. Pezzetta rivendica l'idea della strategia per ambiti come propria ma rilancia: «Torrenti è uno che ci mette l'anima e sulla sua persona non ho niente da dire se non bene», tuttavia «è un dato di fatto che la struttura tecnica della Regione non ci risponde sul fronte della mappatura degli immobili praticabili». E «senza la mappa non si fa nulla».
Di questo passo, si rischiano tempi incompatibili con l'imperativo dell'emergenza, ma secondo Pezzetta «se si fa la mappatura si può arrivare rapidamente a implementare l'accoglienza diffusa». L'Anci ricorda ad esempio «i 2.500 alloggi militari liberi annunciati dall'assessore regionale Mariagrazia Santoro», ma anche «l'importante quantità di strutture della Chiesa con le Caritas e non solo».
In ogni caso, se Torrenti invoca «progettualità di lungo respiro», i Comuni rispondono che «questo fenomeno universale durerà decenni» e quindi «occorre darsi un'operatività effettiva con quell'approccio pragmatico che i sindaci hanno sempre praticato». Cominciando dal chiarire un aspetto dirimente: «Chi fa che cosa».
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