«Rivedere subito il programma»

Mercoledì 23 Aprile 2014
PORDENONE - Il presidente dell'associazione partigiani ha già chiesto chiesto che la decisione di non far suonare Bella Ciao nel corso della manifestazione ufficiale del 25 Aprile venga modificata. Un auspicio, però, che rischia di cadere nel vuoto visto che anche il Comune non avrebbe intenzione di chiedere modifiche al programma. «Mi allineo alle posizioni del mio assessore (Bruno Zille ndr.) a fronte degli accordi e delle dichiarazioni del prefetto nel corso del Comitato per l'Ordine e la Sicurezza». Il sindaco Claudio Pedrotti getta acqua sul fuoco, ma lancia un segnale. «L'importante è che Bella Ciao venga intonata dalla banda nel corso del corteo in modo che possa essere cantata evitando quindi polemiche». Marca il territorio il vicepresidente della Provincia, Eligio Grizzo che anche quest'anno sarà chiamato a fare il discorso per l'Ente intermedio. «Mi pare che la posizione assunta dal Comitato sia corretta perchè non possiamo dimenticare che Bella Ciao è canzone che rappresenta una parte e potrebbe essere vissuta come una sorta di sfregio alla necessità, invece, di una coesione». Chi sarà invece in piazza sarà il Coordinamento antifascista che Bella Ciao l'ha sempre cantata sovrapponendosi all'intervento del rappresentante della Provincia. Infine la posizione dell'Anpi. «Festa del 25 Aprile: a Pordenone si suona la canzone del Piave e non Bella Ciao. L'Anpi festeggia ovunque la Festa della Liberazione con tutte le forze democratiche e antifasciste e con tutte le istituzioni pubbliche. Ciò vale ancor più per Pordenone, provincia decorata con medaglia d'oro al valor militare per il contributo dato alla Resistenza. L'Anpi provinciale ha contribuito fattivamente alla preparazione della Festa della Liberazione impegnandosi a svolgere un ruolo per garantire un regolare svolgimento della celebrazione. Con questo spirito abbiamo chiesto che la banda, assieme all'inno di Mameli, intonasse anche la canzone “Bella ciao” simbolo della festa della Liberazione e del tributo di sangue dei partigiani. La nostra disponibilità è stata ricambiata con una preclusione per assurdi motivi di "sicurezza e ordine pubblico" dal Comitato riunito in prefettura pare su insistenza del presidente della Provincia. Quello di Pordenone è un caso unico e riprovevole».
ldf

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