Provincia, l'addio con i "fondatori"

Sabato 20 Settembre 2014
Quarantaquattro anni, un mese e dieci giorni. Tanto è passato dal giorno in cui, nella sala consiliare del municipio di Pordenone, si riunì per la prima volta il Consiglio provinciale eletto il 7 e l'8 giugno. Era il 10 agosto 1970, ed erano ormai trascorsi più di due anni e mezzo dall'approvazione da parte della Camera del provvedimento che istituiva la Provincia. Solo otto giorni prima di quella data, il 2 agosto 1970, era nato Alessandro Ciriani, chiamato oggi con il Consiglio che lo ha espresso a chiudere per l'ultima volta, almeno metaforicamente, la sala consiliare. Di coloro che sedettero allora per la prima volta fra i banchi di una sala presa in affitto per l'occasione, resta oggi un gruppo sparuto. Qualcuno, come Pier Giorgio Zannese, questa mattina sarà nuovamente in aula, 44 anni dopo, quasi a chiudere il cerchio di quella lunga avventura che è stata la Provincia di Pordenone. Aveva 32 anni allora Zannese: «È stato qualcosa di eccezionale - ricorda - Ero giovanissimo ed entrai in Consiglio come capogruppo della Dc del presidente Danilo Pavan. Eravamo tutti un po' emozionati, ma c'era anche tanto entusiasmo perché era stato coronato l'impegno di tanti nostri predecessori che aveva reso possibile il distacco da Udine. È stata una seduta all'insegna dell'entusiasmo, ma senza trionfalismi. Pur essendo per lo più inesperti, sapevamo che sarebbe stato un impegno. E non c'erano neanche indennità e gettoni di presenza: solo un rimborso spese».
«Il primo fu un periodo di grandi aspettative», aggiunge Nemo Gonano, capogruppo Psu (Partito socialista unitario), che del clima di quegli anni ricorda soprattutto «la stima fra i consiglieri. Era una classe di politici che si rispettavano. Dopo le sedute si usciva per una bicchierata e le polemiche restavano in Consiglio». All'ordine del giorno, quel 10 agosto, c'era naturalmente la nomina del presidente Pavan e della Giunta, interamente targata Dc e composta da Elio Susanna, Carlo Ferrari, Domenico Pitton, Guido Porro, Pio Beltrame e Tito Pasqualis. In Consiglio siedono poi il Partito comunista, il Partito socialista, il Partito socialista unitario, il Partito socialista italiano di unità proletaria, il Partito liberale e il Movimento sociale. «La creazione della maggioranza non fu facile - racconta ancora Gonano - per i dissidi fra socialisti e socialdemocratici. E alla fine la prima fu una Giunta monocolore della Dc». «La stragrande maggioranza delle delibere - continua Zannese - passarono all'unanimità, perché gli eletti capirono che era necessario collaborare. Il primo impegno fu quello per organizzare gli uffici e proporre interventi sul nuovo territorio provinciale soprattutto in materia di viabilità e scuola e con una particolare attenzione alla montagna abbandonata». Ma si dovette pensare anche alla suddivisione dei beni con la Provincia di Udine e «sempre in quell'anno - ricorda Gonano - compimmo una grande scelta per quello che riguardava i servizi psichiatrici, quella di seguire la linea Basaglia e non costruire più manicomi».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci