Profughi, la battaglia di Villa Lovaria

Martedì 26 Maggio 2015
La Procura di Udine ha aperto un fascicolo sul caso dei 38 profughi che tra ieri e oggi avrebbero dovuto essere trasferiti a Villa Lovaria, la dimora storica dei conti Lovaria, complesso edilizio del XVII secolo, unica villa veneta friulana, sottoposto alla tutela delle Belle arti. La magistratura friulana ha avviato le indagini a seguito dell'esposto con richiesta di sequestro preventivo del bene presentato venerdì mattina dall'avvocato Maurizio Miculan per conto di Francesco Lovaria che insieme ai fratelli possiede la maggioranza della proprietà della villa. Il fascicolo è stato recapitato sul tavolo del pm Viviana Del Tedesco. Il reato al momento ipotizzato è quello della violazione dell'articolo 20 del decreto legislativo 42 del 2004 che impone che «i beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione».
Già venerdì, su delega del magistrato, la Polizia amministrativa e i carabinieri della Procura hanno acquisito in Prefettura gli atti della convenzione stipulata con la Croce Rossa per l'ospitalità dei profughi. Dalla Cri hanno acquisito invece il contratto stipulato con Alessandro Viscovich, l'altro erede che ha affittato gli spazi di sua proprietà. Gli investigatori sono già andati anche negli uffici comunali dove hanno acquisito gli estratti catastali del bene. E ieri si sono recati anche presso la Soprintendenza per acquisire la documentazione della pratica e verificare se siano state osservate le norme procedurali previste in casi come questi.
Probabilmente già oggi la Soprintendenza farà avere alla Procura un parere sulla questione. «Non abbiamo ricevuto atti di queste azioni che sono state annunciate sui giornali. Siamo convinti di essere nel giusto. Il mio cliente - spiega l'avvocato Lorenzo Fabbro, legale di Viscovich - ha concesso due unità di sua esclusiva proprietà destinate a uso abitazione per i fini istituzionali della Croce Rossa tra cui è compreso il dare alloggio a persone bisognose. Non ravviso nessuna incompatibilità né un carattere pregiudizievole. Nessuno solleva questo pregiudizio quando nelle ville vengono celebrati matrimoni o feste anche con 2-300 persone». Nel frattempo l'avvocato Miculan, in attesa di una risposta all'istanza già inviata al Prefetto per chiedere la revoca del provvedimento, ha inviato ieri una diffida alla Croce rossa, con l'invito a sospendere l'esecuzione della convenzione fino a che non ci sarà una decisione delle autorità interpellate.
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