UDINE - (AL) Federcaccia ha deciso di ricorrere al Tar contro il Piano faunistico regionale e la Valutazione ambientale strategica, approvati dalla Giunta regionale in via definitiva il 26 giugno e dal presidente con decreto il 10 luglio di quest'anno dopo 20 anni di attesa. Ieri ha notificato il passo alla Regione, annunciando che a breve sarà depositato un altro ricorso, contro la legge per il «benessere animale e la tutela degli animali da affezione».
La maggiore organizzazione di cacciatori in Italia, presieduta in Fvg da Paolo Viezzi, aveva già dissentito dal Piano faunistico regionale in sede di Comitato e ora con il ricorso al Tar elenca una sfilza di contrarietà rispetto a un documento ritenuto «anacronistico» sotto il profilo tecnico e scientifico. Tra le obiezioni, il fatto che il numero di animali previsti sul territorio regionale tra 5 anni (le «consistenze obiettivo») secondo Federcaccia «sono state elaborate in modo parziale e solo per le specie cacciabili e non per quelle realmente in difficoltà». Inoltre, «non è stata programmata adeguatamente la gestione delle specie di animali non sottoposti a prelievo venatorio»; si sono poste «inutili limitazioni» su molte specie cacciabili; il Piano nel suo complesso è «un'improduttiva spesa di denaro pubblico che causerà - secondo Federcaccia - un'infinita burocratizzazione e la perdita di molti posti di lavoro». Quanto alla legge sugli animali di affezione, «è assurdo prevedere una dimensione minima per i recinti dei cani che è doppia rispetto a quella riconosciuta ad un detenuto», afferma tra l'altro il presidente di Federcaccia Viezzi. «Se la politica dell'innovazione non sa riconoscere le cose essenziali da quelle banali - conclude -, è solo in grado di certificare il declino di questo Paese».
Frattanto i grillini depositano due mozioni: una sulle misure del Piano, ritenute troppo permissive, e l'altra sulla mancanza di cntrolli sulle carni di selvaggina.
La maggiore organizzazione di cacciatori in Italia, presieduta in Fvg da Paolo Viezzi, aveva già dissentito dal Piano faunistico regionale in sede di Comitato e ora con il ricorso al Tar elenca una sfilza di contrarietà rispetto a un documento ritenuto «anacronistico» sotto il profilo tecnico e scientifico. Tra le obiezioni, il fatto che il numero di animali previsti sul territorio regionale tra 5 anni (le «consistenze obiettivo») secondo Federcaccia «sono state elaborate in modo parziale e solo per le specie cacciabili e non per quelle realmente in difficoltà». Inoltre, «non è stata programmata adeguatamente la gestione delle specie di animali non sottoposti a prelievo venatorio»; si sono poste «inutili limitazioni» su molte specie cacciabili; il Piano nel suo complesso è «un'improduttiva spesa di denaro pubblico che causerà - secondo Federcaccia - un'infinita burocratizzazione e la perdita di molti posti di lavoro». Quanto alla legge sugli animali di affezione, «è assurdo prevedere una dimensione minima per i recinti dei cani che è doppia rispetto a quella riconosciuta ad un detenuto», afferma tra l'altro il presidente di Federcaccia Viezzi. «Se la politica dell'innovazione non sa riconoscere le cose essenziali da quelle banali - conclude -, è solo in grado di certificare il declino di questo Paese».
Frattanto i grillini depositano due mozioni: una sulle misure del Piano, ritenute troppo permissive, e l'altra sulla mancanza di cntrolli sulle carni di selvaggina.