Onda, stop al falso in bilancio

Venerdì 27 Marzo 2015
Sette rinvii a giudizio per la presunta frode fiscale della Onda Communication Spa, la società fondata da Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria. Sono stati invece restituiti al pm Annita Sorti gli atti relativi all'ipotesi di falso in bilancio. Alla luce del fallimento della società, infatti, l'ipotesi di reato non è più configurabile nell'ambito societario, ma fallimentare. La Procura dovrà dunque ricostruire l'imputazione alla luce del crac della società di telefonia.
La decisione del gup Alberto Rossi ha avuto l'effetto di estromettere dal processo la curatela di Onda, chiamata in causa come ente sul piano della responsabilità amministrativa. Capo di imputazione dimagrito anche per Agrusti, per l'ex amministratore delegato Giuseppe D'Anna, per gli ex consiglieri Sergio Vicari e Giorgio Costacurta e per l'ex direttore generale Renato Tomasini. A giudizio, sempre limitatamente alla frode fiscale, anche Giuseppe Zacchigna impiegato dell'ufficio vendite e Paola Piva impiegata dell'ufficio acquisti (ai quali non si contestavano le false comunicazioni sociali).
Le difese - in particolare gli avvocati Luca Colombaro e Giampiero Porcaro, difensori della curatela dell'ex Onda Communication, e Francesco Santini per Vicari - durante la discussione avevano puntato a demolire soprattutto l'imputazione relativa alle false comunicazioni sociali. «Lo stralcio dell'imputazione di falso in bilancio - ha commentato ieri Bruno Malattia, che assiste Agrusti - ha reso evidente un primo importante cedimento del fronte d'accusa, per il moncone che resta ci si confronterà finalmente nel processo, è per questo che Agrusti ha chiesto che i fatti vengano accertati da un giudice terzo e imparziale».
Ai sette imputati si contesta di aver usato fatture per operazioni inesistenti inserendo elementi passivi fittizi nelle dichiarazioni 2010 e 2011. Secondo la ricostruzione del Nucleo di polizia tributaria, il cui lavoro è contenuto in un mega-fascicolo di 4 mila pagine, sarebbero state emesse fatture per operazioni inesistenti utilizzando società cartiere per evadere 2,4 milioni di Iva. Dei quattro capi di imputazione, una volta superato il vaglio dell'udienza preliminare, ne sono rimasti due, quelli relativi alla frode fiscale. In merito all'annualità 2010 è stato accertato un imponibile di 9 milioni 523 mila euro, pari a un milione 904 mila euro di Iva indebitamente dedotta. L'importo contestato per il 2011 è di 2 milioni 827 mila euro di imponibile, pari a 565 mila di Iva. Le società utilizzate per l'emissione delle fatture sono la Elemet Srl, la 72 Ore Srl, la Tecni-Italia Srl, la Frm Communication Srl e la Novella Srl. Le fatture - secondo l'accusa - avrebbe avuto la supervisione contabile di D'Anna, supportato da Piva, Tomasini e Zacchigna.
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