Non fece la spia Ora l'assoluzione riscatta il poliziotto

Mercoledì 16 Aprile 2014
PORDENONE - (c.a.) È il giorno del riscatto per l'ispettore Giuseppe De Falco, della Squadra Mobile di Udine. La tensione - che ieri pomeriggio gli ha impedito di ascoltare in diretta la lettura della sentenza - ha cominciato ad allentarla con un abbraccio liberatorio al luogotenente dei carabinieri che, in fondo all'aula, gli sussurra che è stato assolto con formula piena. «Il fatto non sussiste». Il collegio giudicante ha riconosciuto che non è un poliziotto infedele, che non era un sodale di Marco Polino, l'imprenditore delle truffe del fotovoltaico, e che non ha rivelato segreti d'ufficio per consentire all'imprenditore di eludere le indagini dei carabinieri di Sacile e della Guardia di finanza di Pordenone.
«L'unica cosa che avrebbe potuto spifferare era una perquisizione della Finanza, ma al processo è stato chiarito che non c'è stata alcuna rivelazione», ha sottolineato l'avvocato Federica Donda nella sua appassionata arringa. La legale udinese è stata molto critica sulle modalità con cui sono state condotte le indagini. «Il 6 febbraio 2012 De Falco è stato arrestato in Questura a Udine soltanto sulla base delle dichiarazioni di Marco Polino», ha insistito. Nel 2011 l'ispettore della Mobile stava indagando su Polino per conto della Procura di Udine: un raggino da 2 milioni di euro all'imprenditore agricolo di Pagnacco ieri parte civile. Una volta archiviata l'indagine era entrato in contatto con Polino, che era intercettato. Le loro conversazioni avevano indotto l'accusa a sospettare del poliziotto. «Ma Polino - ha detto ieri la difesa - ha fatto il nome di De Falco perchè era la chiave che lo avrebbe fatto uscire dal carcere».
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