Mamma-soldato trasferita al Nord Il Tar boccia l'8° Bersaglieri

Giovedì 24 Aprile 2014
PORDENONE - Può l'Esercito separare una mamma nubile dal suo bambino di quattro anni? No, lo stabilisce il Tar del Friuli Venezia, che all'11°Reggimento Bersaglieri di Orcenico Superiore ha intimato di rispettare la Convenzione dei diritti del fanciullo, di cui lo Stato italiano fa parte. Il bersagliere, dunque, non potrà essere trasferita in Friuli, ma avrà il diritto di restare a Sessa Aurunca e di vivere serenamente la sua vita familiare. La donna, primo caporale maggiore presso l'8° reggimento Bersaglieri di stanza a Caserta, nel luglio dello scorso anno, quando è passata al servizio permanente, è stata trasferita a Orcenico Superiore. Ha chiesto inutilmente di poter restare a Caserta per accudire il figlio: con il padre naturale del bambino ha un accordo giudiziale che prevede reciproche incombenze e responsabilità, inoltre non può fare affidamento sull'aiuto della nonna del piccolo, perchè è inferma. Per bloccare il trasferimento ha fatto ricorso al Tar ricordando che l'amministrazione avrebbe ignorato la deroga prevista per il personale con prole in età scolare. Il ministero della Difesa si è costituito in giudizio ricordando che il «trasferimento costituisce una vicenda normale nella vita militare», che la «stragrande maggioranza dei militari in ferma volontaria sono originari del Sud» e la maggior parte delle guarnigioni sono al Nord. Il Tar ha dato ragione alla mamma-soldato, che non dovrà essere separata dal suo bambino. Solo circostanze eccezionali potrebbero giustificare un simile provvedimento, non «esigenze dell'organizzazione militare che possono essere altrimenti supplite».
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