La rivolta dei barboni: «Prima aiutate noi»

Mercoledì 8 Luglio 2015
Contro-protesta ieri, nel centro a Udine, dei «profughi italiani». Un gruppo di senzatetto si è riunito nelle aiuole di piazzale D'Annunzio, esponendo dei cartelli con scritto «voglio casa e lavoro». Sono friulani e goriziani che non hanno reddito e che vivono per strada o in condizioni precarie. Da qualche settimane sono «ospiti» del «campo profughi per italiani» allestito a Pavia di Udine come provocazione contro il fenomeno dell'accoglienza di centinaia di richiedenti asilo cui vengono garantite le cure sanitarie necessarie, un alloggio e dei pasti.
Proprio in piazzale D'Annunzio, una settimana fa, 40 tra pakistani e afghani avevano organizzato una protesta, anche loro con cartelli: «Chiediamo casa e da mangiare». L'iniziativa di ieri, che arriva come reazione a quel sit-in, è stata supportata, in forma provocatoria, da Solidarietà sociale e Pronto soccorso sociale. «In questo mese di "campo" sono emerse tante criticità - spiega il portavoce dell'iniziativa della tendopoli per italiani, Stefano Salmè, segretario nazionale di Movimento sociale Fiamma nazionale - e primo tra tutti lo scandalo del business dei profughi. La nostra gente povera, in sostanza, non è economicamente vantaggiosa. Per loro non sono stati stanziati fondi. Quindi vivono nella precarietà e nel disagio nonostante siano cittadini italiani. Invece si moltiplicano - aggiunge Salmè - coloro che lucrano sugli immigrati richiedenti asilo».
Nel "campo" di Pavia, aperto da circa un mese, sono stati ospitati diversi friulani senza casa né reddito. «Abbiamo avuto tantissime visite da uomini e donne friulane che sono rimasti senza lavoro per la crisi e cui il servizio sociale risponde che non può aiutarli, perché hanno una famiglia. Siamo alla follia: gente di 50 anni che deve pesare sugli anziani, invece di dar loro una mano?».
Salmè lancia un appello: «Dobbiamo cambiare sede del campo, ringraziamo il titolare del ristorante che ci ha concesso il terreno ma ora non possiamo continuare a pesare su di lui. Chiediamo al prefetto, al sindaco e anche ai cittadini che ci aiutino a trovare un altro spazio adatto per aiutare queste persone che il nostro Governo non considera».
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