La promessa di Honsell: «Non vendiamo Hera»

Domenica 19 Aprile 2015
«Udine non venderà le sue azioni. Anzi, se avessimo i soldi ne compreremmo altre». A pochi giorni dal voto del Consiglio sul nuovo patto di sindacato di Hera, il sindaco Furio Honsell assicura che il comune capoluogo non ha intenzione di fare cassa sulla multiutility. Cosa che il nuovo patto, da approvare entro giugno, consentirà (in parte) a tutte le amministrazioni pubbliche del colosso emiliano, di cui Udine - in seguito alla fusione di Amga - possiede 44 milioni di azioni, per una partecipazione del 2,98% e un valore di mercato, alle attuali quotazioni di borsa, pari a circa 100 milioni di euro.
IL PATTO. In base all'attuale patto di sindacato, che scade al 30 giugno di quest'anno, le amministrazioni pubbliche socie di Amga si impegnano, vincolando una quota pari a circa il 90% delle rispettive partecipazioni, a garantire la proprietà pubblica di almeno il 50% delle azioni. Sull'onda delle difficoltà di bilancio con cui devono fare i conti i Comuni, stretti nella morsa del patto di stabilità, il nuovo contratto di sindacato in discussione per il triennio luglio 2015-giugno 2018 prevede una graduale diminuzione del controllo pubblico dal 51% al 38,5%, aumentando quindi le quote che potranno essere vendute per fare cassa. Una scelta che sta provocando accese polemiche in molti Comuni, in particolare in quelli dove si punta a cedere le azioni svincolate.
BOLOGNA E TRIESTE. Nei giorni scorsi, anche in seguito alla levata di scudi dei sindacati e alla minaccia di uno sciopero, che temono una privatizzazione, il sindaco di Bologna Virginio Merola ha fatto retromarcia sull'annunciata vendita. E a Trieste, dove la quota di azioni Hera in mano al Comune è del 4,8%, ci sono forti fibrillazioni in maggioranza, culminate con il mancato raggiungimento del numero legale in Consiglio giovedì, dove si votava del nuovo patto di sindacato.
HONSELL. «Bisogna distinguere le due questioni: da un lato c'è il patto di sindacato, dall'altro la vendita delle azioni. A Udine le polemiche non avrebbero senso, perché non abbiamo alcuna intenzione di vendere». Queste le parole del sindaco Furio Honsell, che mercoledì 22 chiederà al Consiglio un voto favorevole al nuovo patto di sindacato: «Per il semplice motivo - spiega - che senza un patto ogni socio, pubblico e privato, sarebbe libero di fare ciò che vuole con le sue azioni».
PUBBLICO E PRIVATO. Da un lato il rischio di una privatizzazione di fatto già a partire dal 1° luglio, in assenza di un nuovo patto, dall'altro una privatizzazione progressiva fino al 38,5%: «Non è così - replica il sindaco - perché esistono clausole che garantiranno il controllo pubblico: non solo la norma statutaria che limita al 5% il diritto di voto di ogni socio privato, ma anche il meccanismo che garantirà due voti per ogni azione congelata per almeno due anni a partire dal 1° gennaio 2016. Vero quindi che la quota potrà scendere gradualmente fino al 38,5%, ma la maggioranza dei voti rimarrà in mano pubblica. Configurando addirittura il rischio di un concentramento di voti così alto da far scattare l'obbligo di un'Opa su tutte le azioni sul mercato».
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