La Coopca respira, no al fallimento

Martedì 21 Aprile 2015
Respinta l'istanza di fallimento per Immobilcoopca Srl, via libera all'ammissione al concordato per Coopca. È questo l'attesissimo verdetto del Tribunale fallimentare di Udine. Una realtà che - va ricordato - conta 639 dipendenti (di cui 220 in Veneto), 41 punti vendita (14 in Veneto) con 10.399 soci e 2.949 soci prestatori (397 in Veneto) che hanno visto "congelare" un capitale di 26,5 milioni in considerazione di un debito complessivo della società pari a 83 milioni e una perdita di esercizio nel 2014 di 16 milioni.
Una decisione, quella assunta ieri dal Tribunale, che ridà speranza a lavoratori e soci, consente nel contempo il prosieguo delle trattative con nuovi offerenti interessati ai punti vendita e comunque non pregiudica "le iniziative di repressione degli illeciti commessi in passato" hanno voluto rimarcare i giudici.
Il collegio composto da Alessandra Bottan, Andrea Zuliani e Lorenzo Massarelli ha motivato il doppio decreto in una quindicina di pagine, nominando commissario giudiziale Fabiola Beltramini ed ordinando la convocazione dei creditori per il 20 giugno. Spetterà a questi ultimi approvare o respingere in via definitiva il concordato.
FALLIMENTO RESPINTO. Il Pm aveva chiesto il fallimento di Immobilcoopca, controllata di Coopca, perché ritenuta insolvente e debitrice di 15,6 milioni verso Coopca, di 183mila euro verso fornitori e 100mila euro verso le banche, e perché impossibilitata a disporre di "fonti finanziarie utili a far fronte alla parte scaduta di detti debiti". Il Tribunale non è stato dello stesso avviso: "La società - scrivono i giudici - ha deciso di non operare più sul mercato, di porsi in liquidazione e di lasciare che tutti i suoi beni vengano venduti sul mercato dalla controllante (o dagli organi concorsuali di questa), tramite apposite procure irrevocabili a vendere, con l'intesa che il ricavato sarà destinato in primis a soddisfazione dei propri debiti (eccetto quelli verso Coopca), e solo in seguito a soddisfazione dei crediti verso la controllante; i fornitori creditori hanno poi sottoscritto apposite dichiarazioni di astensione dall'esazione dei propri crediti (anche in via esecutiva), fino all'esito delle vendite».
AMMISSIONE AL CONCORDATO. Sulla fattibilità economica del documento specificano che «non si può escludere fin d'ora e radicalmente che l'attivo sarà ceduto nei tempi e coi risultati prospettati, né si può affermare con certezza che l'attivo, pur ceduto, consentirà un ricavato così esiguo da non portare al riconoscimento di nulla ai chirografari. Sarà compito della relazione del commissario e dei suoi stimatori eventualmente smentirlo». Non sindacabile al momento la valutazione sulle offerte di acquisto pervenute.
Rispetto invece alla fattibilità giuridica, detto di Immobilcoopca, viene rilevato che rimane comunque la possibilità di ritenere «penalmente rilevanti le operazioni di cessione poste in essere nel 2012 e nel 2013 e la necessità di eliminare ogni rischio per i creditori particolari». I criteri di suddivisione dei creditori in classi infine «appaiono corretti, contenendo ciascuna di esse soggetti titolari di interessi economici palesemente omogenei».
LE CONCLUSIONI. «Tutte le critiche mosse al concordato riguardano alla fin fine la convenienza di accettarlo (nelle sue oggettivamente limitate capacità satisfattorie e probabilità di successo) a fronte di scenari alternativi. Il tribunale non può però esprimersi su tali aspetti, perché la convenienza e l'opportunità di accettare la proposta sono rimesse per legge alla sola valutazione dei creditori (...) Le più che comprensibili esigenze di repressione di illeciti commessi in passato non richiedono necessariamente la dichiarazione di fallimento della proponente; i fatti per cui è in corso il procedimento penale possono essere inquadrati nello schema della bancarotta anche in caso di concordato preventivo».
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