L'Archivio di Stato torna a casa

Giovedì 9 Luglio 2015
Quasi tre anni di ricerca di una nuova sede dell'Archivio di Stato si concluderanno con la soluzione più semplice: rimanere là dove già si trova. È l'esito a cui si è giunti, dopo un percorso a ostacoli iniziato a febbraio 2013, quando due terzi della memoria storica della città vennero trasferiti in parte a Mestre e in parte in un deposito del Tribunale. Un trasloco che fu necessario dopo il parere dei Vigili del Fuoco che nella sede di viale Montereale verificarono un carico eccessivo di carta con rischi di incendio. Da allora due anni di ricerche storiche in attesa di trovare una sede più grande e adeguata. Adesso a essersi fatti avanti dimostrando un sensibile spirito di mecenatismo, è stato il proprietario dell'immobile dove l'Archivio ha sede già da molti anni in via Montereale 7, ovvero l'Istituto per il Sostentamento del Clero che pur di rinnovare il contratto di affitto si è reso disponibile ad accollarsi i lavori di adeguamento per la sicurezza (come ad esempio un impianto di spegnimento idoneo, la compartizione dei depositi) tali da poter far tornare già nei prossimi mesi gli scatoloni di documenti e contenere tutti i 2 chilometri lineari di faldoni.
La Direzione generale archivi del Ministero della Cultura nei giorni scorsi ha dato il nulla osta alla stipula del contratto. La soluzione più «vicina» è stata l'ultima dopo anni di traversie. Nel mezzo si sono susseguite una serie di ricerche rallentate dalla macchina burocratica ma anche da alcuni intoppi: dapprima la speranza di poter ottenere gli spazi di via Bertossi dal Comune, indisponibile invece ad abbassare il canone di locazione; poi una indagine di mercato che si era risolta con l'individuazione di mille metri quadrati nel palazzo Punto Cardinale. La trattativa sembrava potesse decollare, ma fu la società proprietaria Acquazzurra Srl a ritirarsi quando venne a sapere che a causa della Spending Review avrebbe dovuto ridurre di un ulteriore 15% il già vantaggioso canone di locazione, tanto da preferire lasciare sfitto tutto il primo piano dell'edificio piuttosto che svalutare (unità immobiliari oggi per due terzi affittati). Fino ad avviare una nuova ricerca e rifare tutta la procedura di indagine tra gli immobili demaniali.
Nel mezzo ci fu l'ipotesi anche della ex Caserma Monti, il cui adeguamento sarebbe stato troppo oneroso. Fino a quando la soluzione più lontana e più vicina si è fatta avanti: rimanere dove si è grazie alla disponibilità a metterci dei soldi per la ristrutturazione da parte dell'Istituto proprietario dell'immobile senza variare l'affitto (di 45mila euro). Soluzione che tuttavia non risolve l'annoso problema degli spazi, visto che la sede di via Montereale di 580 metri quadrati non consente di ricevere nuovi fondi (i documenti di altri enti pubblici in attesa di conservazione). Ma per questo, occorrerà aspettare ancora a lungo, vista l'ipotesi di istituire un deposito regionale (si parlava dell'ex Caserma Cavarzerani di Udine, ora destinata però ai profughi, stesso destino della Monti).
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