L'appello dei parroci «La città si sfalda»

Lunedì 27 Aprile 2015
Non solo crisi economica, occupazionale e sociale. La città e l'interno territorio del Friuli Occidentale sta anche attraversando un periodo di forte crisi morale. Quasi uno sbando. Lo mettono nero su bianco 25 sacerdoti, quelli della forania di Pordenone e Cordenons. Un ragazzino di 15 anni che si è tolto la vita, due duplici omicidi in città nel giro di neppure un mese. Cosa sta accadendo a Pordenone? Se lo sono chiesto i parroci cittadini e di Cordenons che ieri dal pulpito in alcune chiese hanno letto una lettera ai fedeli. «Da alcuni anni sembra che la vita sia poco rispettata a Pordenone, la propria e l'altrui. In quest'ultimo mese, sono stati registrati ben due doppi omicidi (il secondo anche di una bambina di sette anni) e il suicidio di un ragazzo di quindici anni. La città, tutta intera, non può stare a guardare. A vari livelli, famigliari e sociali, istituzionali ed ecclesiali, è chiamata a porsi alcune domande: perché questo succedersi di avvenimenti così gravi? Come mai la vita è poco considerata, al punto tale da sopprimerla senza pietà? È il tessuto di un territorio che è posto all'attenzione di tutti, come se si stesse sgretolando sotto i colpi di una non ben identificata erosore di sentimenti e di valori. Anche noi, parroci della città e della forania di Pordenone, che da qualche mese comprende anche la zona di Cordenons, riuniti in assemblea, ci sentiamo interpellati e provocati a una riflessione e alla ricerca di promuovere un modo di “abitare” il nostro territorio rispettoso degli altri, capace di un'accoglienza serena e costruttiva, in continuazione con una storia che lo ha visto in prima linea per la comprensione degli altri e la solidarietà verso tutti». Ma l'appello va avanti. «Vorremmo che le nostre comunità cristiane non rimanessero bloccate nel morso della paura e chiuse in se stesse, ma diventassero sempre più un dialogo, aperte alle famiglie, alla società, alle istituzioni, in particolare alle scuole e ai Comuni presenti sul territorio, ad ogni iniziativa che favorisca l'integrazione di culture e di religioni, a chi il lavoro non ce l'ha o lo sta perdendo, ammalati, anziani, donne, bambini e ragazzi. Si tratterà di essere vigili rispetto all'immersione in una vita travagliata senza sosta e senza direzione per sapersi aprire al confronto con persone fidate e sincere, dove contano più i valori che gli interessi. A coloro che si sono macchiati di questi delitti, vorremmo dire che ben altre sono le vie per impostare e superare contrasti senza entrare nella spirale della violenza e senza fuggire dalle proprie responsabilità, anche giudiziarie». C'è un passaggio particolare sulla lettera, legato al suicidio del ragazzino di 15 anni che si è tolto la vita nella sua cameretta. I sacerdoti hanno condiviso l'appello del preside della scuola che frequentava.
«Attoniti di fronte all'irreparabilità della morte è necessario riaffermare con forza la bellezza della vita; la vita è il dono per eccellenza che riceviamo dai nostri genitori. Questo dono va custodito, questo dono va protetto, questo dono va condiviso». Di più. «Come custodi della fede di Gesù, che in questo tempo pasquale appena trascorso ricordiamo per la sua morte e risurrezione, desideriamo ridire alla nostra città che la fede attribuisce una forza ancora più decisiva alla vita come dono».
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