L'appello ai dipendenti: create mini-cooperative

Giovedì 28 Maggio 2015
Gli stessi dipendenti potrebbero associarsi per rilevare alcuni punti vendita. C'è anche questa ipotesi tra quelle che si stanno sondando nella disperata corsa a non far deragliare il concordato Coopca. Ieri sera nella sede della società ad Amaro il presidente Collinassi ed il direttore al personale Larice hanno incontrato i lavoratori della cooperativa carnica per discutere della possibilità, dopo che in più negozi del gruppo gli stessi lavoratori hanno iniziato a ragionarci su.
«Si tratta di una verifica per sondare le disponibilità di alcuni dipendenti che magari a gruppi di 10-15 - spiega Maurizio Variola, advisor di Coopca per la procedura di concordato - contando sulla rispettiva professionalità, riescono a costituirsi in mini-cooperative e proporsi per rilevare gli avviamenti meno onerosi. Una prospettiva diversa che potrebbe coinvolgere una serie di supermercati, più o meno grandi, che al momento non hanno ricevuto offerte vincolanti, sia in Friuli che in Veneto». Eventualità verso cui i vertici societari lasciano la porta aperta a tutti, quindi anche ai soci prestatori, ne stanno parlando del resto proprio alcuni degli stessi librettisti nella loro gruppo online del Comitato.
Allo stesso tempo, consapevoli che, così come stanno le cose, il peggiore degli epiloghi per Coopca è alle porte, si sono tornati a muovere i 28 sindaci della Carnia, che con una lettera aperta indirizzata ai massimi vertici delle centrali cooperative nazionali, Mauro Lusetti, presidente di Legacoop e Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, hanno lanciato un intenso appello: «Pur nutrendo massima fiducia nella azione della commissaria giudiziale volta all'avvio di azioni di salvataggio dell'azienda - scrivono i primi cittadini capitanati da Francesco Brollo di Tolmezzo -, se entro brevissimo non ci saranno altre offerte per rilevare negozi e centro di distribuzione della Coopca, centinaia di persone perderanno il lavoro, altre centinaia di soci prestatori diranno addio alla speranza di riavere i propri soldi, così come i fornitori. L'impatto sociale sul territorio avrebbe una dimensione imponente, non recuperabile».
I sindaci puntualizzano: «Non vi stiamo chiedendo di mettere soldi, o perlomeno non solo soldi come foste un bancomat, perché non vi consideriamo tale. Vi chiediamo di entrare convinti in questa partita, come parte attiva e gestionale, in nome dei valori che la cooperazione possiede per dovere e volere». Ricordando inoltre che già Coop Nordest si è spesa su chiamata della Regione per non far precipitare le cose, i sindaci si appellano «ad uno scatto d'orgoglio che vada oltre il mero discorso imprenditoriale di costi e ricavi, facendovi protagonisti e gestori di una "rifondazione" della cooperazione di consumo in questo territorio. Non lasciateci soli».
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