In montagna in dieci anni perso il 30% di arrivi e il 61% di presenze

Lunedì 3 Agosto 2015
TOLMEZZO - (d.z.) Nel settore turistico si è giocato troppe volte, di anno in anno, con le "lievi flessioni" o gli "aumenti significativi" abbinati a segni più, meno e percentuali. Riavvolgendo il nastro carnico a 10 anni fa si può così scoprire cose molto interessanti, da poter poi "pesare" con la notevole mole di euro stanziati.
Il vero metro indiscusso del settore sono arrivi e presenze: spulciando i dati ufficiali della Regione, nel 2005 in Carnia si erano avuti 123.187 arrivi e 897.322 presenze, con una media di 6,35 giorni di presenza; dieci anni dopo, fine 2014, gli arrivi sono stati 87.727 e le presenze 348.068, con una media di 3,5 giorni. Quindi in due lustri si sono persi il 30% di arrivi e addirittura il 61% di presenze. Ok, c'è stata di mezzo la grande crisi, ma basta come scusante?
Nello stesso periodo si è lavorato molto (lo si è fatto bene?) per campagne pubblicitarie, marketing, grandi eventi e per aumentare la ricettività, soprattutto quella complementare (Alberghi Diffusi, Bed&Breakfast, affittacamere, alloggi...). Si partiva da un rapporto percentuale tra alberghiero ed extra-alberghiero che faceva segnare 58 a 42, oggi siamo arrivati all'inversione netta con un 36 a 64; gli hotel sono rimasti pressoché invariati in quantità, alla soglia della novantina (da 3.400 i posti letto sono saliti a 3.700), le altre tipologia di strutture invece hanno offerto in dote al territorio circa 4 mila nuovi posti letto che complessivamente portano la Carnia a poterne vantare 10.349. Ma non è servito, perché guardando sempre ai dati di arrivi e presenze si scopre ancora che il pesante deficit di presenze lo si è avuto proprio a causa del crollo dell'extra-alberghiero (da 657 mila a 160 mila) mentre gli hotel hanno contenuto le perdite a 3 mila unità.

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