I profughi gettano via pasta e pizza

Mercoledì 29 Luglio 2015
I profughi gettano via pasta e pizza
Dopo i fatti di Eraclea e di Este anche a Udine i profughi accolti dalle associazioni caritatevoli si rifiutano di mangiare quello che viene loro offerto a pranzo e a cena gratuitamente.
A scoperchiare il vaso di Pandora una sorta di "ammutinamento" dei richiedenti asilo nella serata di ieri, nella mensa della Caritas di via Ronchi, nel centro di Udine. Sono stati gli stessi senzatetto e poveri della città, che frequentano il centro, a rimanere per primi sconvolti: i piatti di pastasciutta serviti dai volontari sono rimasti sul tavolo. I profughi non li hanno toccati, mettendo in atto, secondo diversi testimoni, una sorta di "protesta silenziosa". Una settantina, gli stranieri che non hanno mangiato, polemizzando.
Poi, scavando appena sotto la superficie, si scopre che non è la prima volta. I responsabili della mensa Caritas, che in questi mesi di emergenza ha aperto generosamente le porte anche la sera, per cena, con lunghe code fuori dal centro che hanno creato non pochi disagi a chi vive in questa parte della città, hanno riferito alle forze dell'ordine trattarsi di un atteggiamento e di una condotta «normale», «ordinaria», per i profughi, che sono quelli della nuova rotta balcanica.
Di fatto succede che quando gli stranieri si vedono servire una pastasciutta calda, prendono il piatto e buttano tutto il suo contenuto nei bidoni dell'immondizia. Non funziona più il "trucco" dell'aceto, con cui i cuochi condiscono la pastasciutta, perché si possa avvicinare di più come sapore e gusto alla dieta dei musulmani: anche questa "proposta" di menù viene ormai scartata. E gettata via. Sotto gli occhi attoniti dei poveri della provincia, che non riescono a crederci, perché sanno cosa significa avere fame.
I volontari della Caritas non restano impassibili: riprendono gli stranieri, spiegando loro che la pasta deriva dalla lavorazione di un cereale e non contiene carne. Che è un prodotto salutare e che dà energia. Nulla da fare. Il tipico piatto italiano finisce tra i rifiuti. E non è il solo
A inizio estate, in una caserma delle forze dell'ordine di Udine, era in corso il foto-segnalamento di due dozzine di clandestini, appena rintracciati in provincia; mossi da compassione, sebbene non fosse loro compito, i tutori dell'ordine hanno chiamato la Caritas chiedendo se era possibile avere un pasto caldo, così da confortare gli stranieri. I volontari sono arrivati subito, con grandi vassoi di pizze da forno. Il profumo di pomodoro e origano si è diffuso in caserma ma è durato poco: una volta consegnate ai clandestini, le pizze sono finite anche in questo caso nel bidone dei rifiuti, sotto gli occhi increduli delle forze dell'ordine.
Un terzo episodio, sempre a Udine, nella Casa dell'Immacolata di don De Roja, sovraffollata di richiedenti asilo, molti minori, nel tentativo di dare a tutti un riparo: qui i volontari si sono sentiti dire che quel cibo messo in tavola per loro, gratis, non andava bene.
Ieri pomeriggio, verso le 16, un nuovo gruppo di clandestini è stato rintracciato nella Bassa Friulana, nella zona di Campolongo Tapogliano: una trentina, gli stranieri intercettati dai carabinieri della Compagnia di Palmanova, probabilmente entrati in Italia dalla Slovenia, a bordo di qualche camion che poi li ha scaricati in una strada isolata. Vien da chiedersi se anche questi migranti, che hanno fatto subito richiesta di asilo, disprezzino la cucina italiana a tal punto da buttarla nella spazzatura. Vien da chiedersi anche se siano veramente tanto affamati e in gravi difficoltà come dicono.
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