Controlli antimafia, tocca agli artigiani

Martedì 7 Luglio 2015
Controlli antimafia, tocca agli artigiani
Controlli a tappeto su tutta la filiera interessata dagli appalti, perché, in un'opera pubblica, dice il prefetto Provvidenza Delfina Raimondo, «gran parte dell'attività si esplica attraverso la filiera ed è lì che il sistema va controllato, va radiografato» per evitare rischi di infiltrazioni della criminalità. Subappaltatori e "piccoli" sottoposti alle stesse verifiche antimafia che valgono per i "grandi". E l'obbligo per le imprese appaltatrici, come aggiunge il segretario generale di Palazzo D'Aronco, Carmine Cipriano, di denunciare e comunicare «eventuali pressioni, anche se non si configurano ancora come reato. Non farlo significa che il contratto viene dichiarato nullo».
C'è tutto questo nel protocollo d'intesa su legalità e appalti siglato ieri in Municipio dal sindaco Furio Honsell e dal prefetto Provvidenza Delfina Raimondo, con cui il Comune si impegna ad adottare e inserire negli atti di gara e nei contratti come nei capitolati d'appalto tutta una serie di clausole per incrementare sicurezza e trasparenza. Una «guerra di intelligenze» come la chiama Raimondo, in cui tutti auspicano che sia la legalità a trionfare. Udine, spiegano, «è il primo capoluogo di provincia ad adottarlo in regione» e «uno tra i primi in Italia», aggiunge il sindaco. La parola d'ordine è prevenzione.
«Per fortuna - dice Honsell - noi non abbiamo mai avuto problemi di infiltrazioni mafiose. Ma era giusto farlo, perché bisogna sempre prevenire». «Le isole felici non esistono più - aggiunge Raimondo - perché tutti i soldi che le organizzazioni criminali hanno, li vanno ad investire dove c'è benessere, nelle zone ricche. Infatti, in Friuli Venezia Giulia ci sono stati beni confiscati e ci sono stati arresti per mafia. Qui come in Lombardia o altrove».
L'attenzione è alta. E riguarda «anche i piccoli, anche gli artigiani» e i subappaltatori («Gli stessi controlli fatti per le ditte appaltanti vengono fatti per quelle in subappalto»). «Anche il protocollo che è stato siglato con Confindustria consente alle imprese di sapere chi sono i loro partner. Le disposizioni pattizie obbligano le amministrazioni a chiedere alle ditte le verifiche antimafia anche se le gare sono sotto soglia». Per i piccoli valgono «gli stessi accertamenti fatti per le grosse ditte». Sotto la lente tutta una serie di attività imprenditoriali ritenute "sensibili". Un esempio lo fa il Questore Cracovia: se una ditta vince un appalto pubblico, allo scanner viene passato anche «il contratto di guardiania che la ditta fa per sorvegliare il cantiere, perché le infiltrazioni possono riguardare anche i contratti di fornitura». Ma, nella lista delle attività sensibili rientrano anche il trasporto di materiali in discarica, lo smaltimento di rifiuti, i noli a freddo di macchinari, la fornitura di ferro lavorato e persino la fornitura di vitto per il personale.
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