Comuni, la mappa delle Unioni

Domenica 19 Aprile 2015
Comuni, la mappa delle Unioni
TRIESTE - Alcune richieste sono fuorilegge, nel senso che la riforma degli Enti locali non le prevede. Altre sono invece praticabili e assai probabilmente saranno accolte. Altre ancora sono complesse e quindi considerate troppo difficili per attuarle sul campo.
Sono le istanze di "cambio casacca" planate in Regione a firma dei Consigli comunali rispetto alla mappa originaria delle 17 Unioni territoriali varata dall'assessore Paolo Panontin.
Pordenonese. Archiviata in forma definitiva la proposta, a suo tempo prefigurata dal vicepresidente Sergio Bolzonello, di dar vita a un'unica Unione nel Friuli occidentale. Un chiarimento con toni anche accesi - ma sempre leali - è in effetti avvenuto fra Bolzonello e Panontin, seguito anche da un confronto a tre con la presidente Debora Serracchiani. Alla fine Bolzonello si è convinto sulla validità dell'attuale mappatura: ma non perché se la sia messa via con scorno, questo proprio no. Saranno infatti accolte alcune modificazioni alla mappa che nella visione del vicepresidente rendono più organico il nuovo sistema.
Da Fontanafredda a Spilimbergo. Fontanafredda vuole staccarsi dall'Unione liventina (Sacile) per approdare a quella pordenonese, mentre Fiume Veneto e Zoppola a loro volta puntano all'aggregazione con la città del Noncello "abbandonando" l'Unione che fa capo ad Azzano Decimo. A loro volta Spilimbergo e San Giorgio della Richinvelda chiedono di aggregarsi al Sanvitese.
Da Pavia di Udine a Torviscosa. Oltre il Tagliamento, Pavia di Udine chiede formalmente l'aggregazione all'Unione del Cividalese abbandonando quella capitanata da Udine, mentre a sua volta Torviscosa non intende stare sotto lo scettro di Latisana e chiede a Mamma Regione di essere aggregata all'Unione che fa capo a Cervignano. Non risultano richieste particolari dall'area del Codroipese né dalla Collinare. Invece Tricesimo e Reana del Rojale chiedono a Trieste di iscriverli nel perimetro dell'Unione che fa capo a Udine, mentre in provincia di Gorizia Sagrado vuole lasciarsi alle spalle Gorizia e aggregarsi a Monfalcone.
Richieste impossibili. Fin qui le istanze che la Regione è disponibile ad accettare in base all'articolo 4 della legge di riforma (la numero 26 del dicembre 2014): è possibile cambiare Unione se si è un Comune confinante oppure un Comune che confini con un confinante.
Altre richieste, invece, presentano un'alta probabilità d'insuccesso: oltre all'Unione unica pordenonese, l'ipotizzata Unione fra Grado e Lignano (già bocciata dall'assessore Panontin come a suo tempo riferito dal Gazzettino), come anche una Unione comunale con Pasiano di Pordenone, Prata e Brugnera.
Fra i nodi più complessi quello che riguarda Gemona: il Comune ha formulato un ventaglio d'ipotesi, dall'aggregazione con il Collinare e l'area del Torre a quella con una di queste due aree. In ultima analisi, è stata prospettata anche un'Unione con il solo Gemonese, senza la Val Canale e il Canal del Ferro. Alla fine, i bene informati della Regione pronosticano che per Gemona resterà probabilmente l'attuale mappatura con un'Unione che comincia in pianura e va a finire alla frontiera di Coccau, pur salvaguardando con lo strumento dei sub-ambiti le specificità territoriali.
La decisione. Scaduti i 60 giorni di tempo che i Comuni avevano per chiedere di cambiare Unione rispetto alla mappatura provvisoria, la Giunta regionale si è ora impegnata ad attendere la discussione in Consiglio della mozione avanzata dalle opposizioni contro la riforma. Il documento sarà esaminato dall'aula nella sessione di metà maggio (11, 12 e 13). La delibera con la mappa definitiva delle Unioni è attesa per la fine del prossimo mese.
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