Ciriani, la sfida a Pedrotti «Pronto a fare il sindaco»

Mercoledì 20 Agosto 2014
La sfida è stata lanciata in piena estate, anche se il meteo fa pensare ad altre stagioni e la candidatura è ... servita. Non solo, Alessandro Ciriani, tra poche settimane spodestato pur senza il confronto diretto con un avversario dalla presidenza della Provincia, lancia un doppio guanto. Il primo ai suoi alleati naturali: primarie aperte nel centrodestra per capire chi è il più gradito. Il secondo al centrosinistra: corsa per arrivare alla poltrona più importante del Municipio di Pordenone. Già, quella di sindaco. Rompe gli indugi il presidente dell'Ente intermedio e - pur specificando la necessità di un percorso chiaro, ponendo come condizione l'unità del centrodestra, allargando l'alleanza anche ad altri settori vitali della città senza guardare ai colori politici e spiegano che serve un progetto vero di rilancio per Pordenone da costruire insieme - mette sul piatto la sua disponibilità a candidarsi.
Manca più di un anno e mezzo, brucia la partenza? «Nessuno pensi che per diventare sindaco di Pordenone si possa arrivare allo scontro muscolare o al braccio di ferro tra Destra e Sinistra all'ultimo minuto. Sergio Bolzonello ha dimostrato che questa città ha bisogno di un progetto da costruire che va oltre le bandiere. Per questo serve tempo per mettere in piedi una piattaforma di rilancio coinvolgendo tutti. C'è da lavorare sin da subito per un rilancio vero».
Lei, insomma, è pronto a candidarsi?
«Non nascondo che la cosa mi interessa, sono sicuramente più portato ad amministrare che ad alzare la mano in qualche assise. Ho già ripreso a lavorare a gennaio e intensificherò la mia attività lavorativa, ma fare il sindaco di Pordenone potrebbe essere il coronamento di un percorso iniziato in Provincia. Mi piacerebbe».
Intanto le primarie?
«Per quanto mi riguarda sono disponibilissimo, anche da subito, a misurarmi senza problemi con chiunque volesse candidarsi. Nel centrodestra c'è bisogno di sapere chi è il candidato migliore, la persona più gradita per affrontare una elezione difficile come questa. Bene, allora, primarie subito, aperte a tutti. Vinca il migliore, quello sarà il candidato. Io non mi tiro indietro. Poi, insieme, lavoriamo al grande progetto di rilancio».
Nessuna altra opzione?
«C'è anche un'altra strada. Siamo onesti: il centrodestra non c'è più. Una parte governa organicamente con Renzi (Nuovo centrodestra di Alfano ndr.), un'altra, quella rappresentata da Forza Italia, sta cercando un ruolo, ma in questo momento sembra più una stampella del centrosinistra. Fratelli d'Italia, infine, sta cercando di trovare spazi per dialogare con le altre facce di quello che è stato il centrodestra. Io lancio una proposta a livello locale: facciamo una federazione, lavoriamo per rimettere insieme il centrodestra. Io, come altri, mi metto a disposizione. Insieme al resto della città, creiamo una grande piattaforma di idee, proposte operative, tecniche e anche - perchè no - capaci di far sognare la gente che ora vede davanti poche speranze. Un progetto che deve rilanciare Pordenone e che si può realizzare operando fianco a fianco con categorie, cittadini, associazioni. Una volta fatto questo c'è ancora un altro passo: aprire l'alleanza, allargare le maglie e creare sinergie che vadano oltre i partiti. A quel punto via alle primarie per capire chi può essere il candidato migliore».
Lei, però, rischia di trovare gli avversari più duri proprio all'interno del suo schieramento ...
«Pura follia. Sarebbe assurdo rinunciare a tentare di vincere la corsa al Municipio di Pordenone per fare lo sgambetto al sottoscritto, magari creando liste e listine di disturbo per indebolirmi nel caso in cui si raggiungesse questa intesa. Sarebbe come tagliarsi gli attributi per far rabbia alla moglie. Se così dovesse essere ognuno farà le proprie considerazioni. Io non ho comunque paura del confronto».
Elettoralmente, lo ha già dimostrato, lei è un "osso duro". Pensa che averla disarcionata dalla Provincia sia stato un modo per "farla fuori" senza doversi confrontare con il voto della gente?
«Credo che inizialmente il progetto di riordino delle Province messo in campo dalla giunta Serracchiani ed elaborato dall'assessore Paolo Panontin non avesse questo scopo. Poi le cose sono andate oltre, io sono stato di fatto esautorato senza poter combattere, elettoralmente s'intende, ma nessuno nel centrosinistra si è messo a piangere. Anzi. Resta il fatto che la riforma Panontin è un pasticcio e se n'è accorto anche lo stesso assessore. Non solo non ci saranno risparmi, ma aumenteranno le spese. Del resto la Provincia per ora non viene cancellata, ma è stato solo modificato il modo di eleggere la rappresentanza».
Un risultato negativo?
«Direi proprio di sì. Ci rimetteremo tutti, il territorio avrà ancora meno di quello che ha oggi. Eppure, viene da dire, era stato proprio Sergio Bolzonello, allora sindaco, a fare dello studio di Abele Casetta, una sorta di bibbia. Oggi che in Regione c'è il centrosinista e lui è vicepresidente che fine ha fatto quello studio? Mi piacerebbe che Bolzonello rispondesse».
La cosa che teme di più?
«Che vengano smantellate le cose buone che abbiamo fatto. Oggi la Provincia, anche con soldi propri, garantisce i libri di testo alle famiglie, agevola gli abbonamenti per gli studenti, attua progetti gratuiti per le imprese e anche sulle funzioni delegate dalla Regione abbiamo sempre deciso di intervenire per ampliare le offerte. Sono tante le cose fatte. Su tutto questo vigileremo attentamente: sono pronto a scendere in piazza se ci saranno penalizzazioni per i pordenonesi e per tutti i residenti del Friuli Occidentale».
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