Catena umana e bandiere Anche don Di Piazza fra i manifestanti per i diritti dei palestinesi

Domenica 14 Settembre 2014
PORDENONE - Una catena umana silenziosa che si è snodata lungo corso Vittorio Emanuele fra cartelli, striscioni, bandiere e volantini. Sono stati circa 150 i manifestanti che si sono messi in fila, ieri pomeriggio, per la pace e i diritti del popolo palestinese. Per la gran parte hanno sottoscritto il relativo appello: una parte della comunità cattolica pordenonese, alcuni dei giovani musulmani promotori della precedente iniziativa pro Gaza fra i quali il docente dell'istituto Kennedy Amer Hasan e, fra gli altri, rappresentanti della comunità del Burkina Faso, oltre a padre Jacques Frant, greco-cattolico residente a Taibeh, un paese vicino a Ramallah interamente cristiano che progetta, il prossimo anno, di aprire in regione un centro per la distribuzione in tutta Italia di prodotti made in Palestina. Incuriosite e perlopiù solidali le reazioni dei passanti alla vista del corteo, anche se non è mancata qualche voce critica: «Con tutti i problemi che abbiamo qua!». Alla fine, il gruppo si è fermato in piazzetta Cavour per dare spazio alle testimonianze. «Abbiamo voluto fare una catena umana silenziosa - ha spiegato Elena Beltrame - per abbracciare la terra di Palestina e il suo popolo». E poi ancora la voce di Amer, rappresentante della comunità palestinese a Pordenone; quella di Andrea, che insieme alla moglie ha voluto vedere con i suoi occhi quel che accade in Palestina; quella di un giovane scout che ha presentato una raccolta di firme contro la legge che regola la vendita di armi a Israele. Infine, le conclusioni di don Pierluigi Di Piazza, che ha preso le mosse dall'intervento del Pontefice a Redipuglia: «La manifestazione di oggi a Pordenone deve esprimere il fatto che, anche addolorati, non diventiamo rassegnati e c'è sempre una parola di speranza».
Lara Zani

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