Casa Serena, stop del sindacato

Giovedì 17 Aprile 2014
Non si risparmia sui servizi essenziali agli anziani. La sperimentazione che dovrà portare all'unione tra Casa Serena e Umberto Primo deve essere messa sotto i riflettori e discussa più a fondo. Se serve pure fermata. Lo dicono a chiare lettere le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil (Carla Franza, Luciana Fabbro, Mauro Agricola). «È indispensabile che il tavolo di co-progettazione su Casa Serena che dovrà valutare come accompagnare tutto il processo sperimentale di sinergia operativa fra le due case di riposo cittadine svolga la propria azione dentro ad un perimetro di chiarezza di ruoli e di compiti». È questo l'avviso lanciato al Comune e in particolare all'assessore Vincenzo Romor che nel progetto di unificazione crede molto. «In questo modo – vanno avanti - sarà possibile contribuire a una discussione e a un confronto che necessariamente dovrà affrontare temi come quello di qualificare i servizi no core (ristorazione, amministrativi) e quelli che invece sono essenziali e che portano a determinare rette, standard di prestazioni e personale. La nostra attenzione è comunque alta e il livello nei confronti di anziani, bambini e persone in stato di emarginazione segna, a nostro parere, il grado di civiltà di una comunità che deve stringersi attorno a coloro che necessitano di protezione sociale soprattutto in una situazione di grave recessione economica». Infine l'affondo del sindacato. «È necessario adoperarsi per una maggiore efficienza ed efficacia dei servizi pubblici, ma il “risparmio”, quando ci si occupa di prestazioni sociali, deve essere perseguito con occhio attento ad una molteplicità di fattori, tra cui il destinatario della prestazione stessa e alla sua condizione sociale ed economica.
Anche perché non tutti i cittadini hanno le stesse opportunità reddituali e familiari. In una situazione generale così complicata l'obiettivo della sobrietà non può essere a “senso unico”, ma interessare altri ambiti, come quelli delle consulenze e delle indennità di carica di molte aziende pubbliche e partecipate che non trova ragione d'essere. Dove è possibile conseguire economie da trasferire in altre settori a maggiore rischio sociale. Per queste ragioni sollecitiamo l'amministrazione ad un incontro, peraltro già richiesto dal mese di marzo sugli obiettivi che tale progetto si prefigge».
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