«Mais ogm non tossico per i bruchi»

Mercoledì 29 Luglio 2015
Il campo di mais Ogm di Colloredo di Monte Albano è stato trinciato ieri. A tagliare le pannocchie sono stati lo stesso leader di Agricoltori federati Giorgio Fidenato e il biologo Leandro Taboga, comproprietario del terreno, ora che la prima fase di sperimentazione è terminata. Fidenato e Taboga avevano piantato 16 file di Mon810 e, dopo un breve spazio per separare le due colture, altre 16 file di mais convenzionale, in quella che era stata definita una «stazione sperimentale» nell'ambito del progetto di ricerca Amiga, che coinvolge 22 istituzioni scientifiche europee, diretto a studiare e monitorare l'impatto delle piante geneticamente modificate sugli ecosistemi agricoli.
Lo scopo della prima fase di sperimentazione degli agricoltori friulani era proprio quella di valutare la diffusione del polline del mais ogm e l'impatto sui bruchi delle farfalle. «Il Mon810 produce una "tossina" che lo rende inattaccabile dalla piralide. Non necessita dunque di insetticidi contro questi parassiti - spiega Taboga -. Gli ambientalisti sostengono che la dispersione del polline, in cui ci sarebbe una minima quantità di questa tossina, potrebbe essere dannosa anche per i bruchi di altre farfalle. Ma per la prima volta in Europa, con la nostra sperimentazione, abbiamo dimostrato che il polline non è dannoso per i bruchi delle altre farfalle». «Abbiamo allestito una postazione di monitoraggio delle farfalle - continua Taboga che ne ha allevate anche alcune molto particolari come quella comunemente conosciuta come "occhio di pavone" -, posizionando i bruchi sopra delle ortiche poste a ridosso del mais e facendo dei saggi di tossicità. E abbiamo visto che non ci sono effetti negativi».
«Abbiamo ottenuto risultati straordinari - fa eco Fidenato -. I lepidotteri non target mangiano le ortiche e non vanno sul mais. Se da noi ci sono poche farfalle è perché sui bordi dei campi non si piantano le ortiche». Gli esiti della ricerca confluiranno nello studio di Amiga e verranno illustrati a livello europeo. Ma la sperimentazione proseguirà ora fino alla prossima primavera, per studiare i tempi di degradazione della tossina della piralide nel terreno e per verificare che tipi di organismi, larve, insetti o coleotteri, si sviluppano sotto le biomasse ogm e sotto quelle tradizionali, oltre che nei rispettivi terreni. «Abbiamo invitato più volte l'Ersa a venire a vedere la nostra sperimentazione - conclude Fidenato -, ma non si sono mai presentati».
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