«Abbonamenti in calo per la crisi»

Sabato 29 Agosto 2015
UDINE - (cdm) Il nuovo stadio «fa risparmiare un milione all'anno agli udinesi in costi di manutenzione. Fossimo andati altrove, cosa sarebbe diventato? Un altro stadio Rocco, dove siamo andati un anno fa per alcune partite, abbiamo speso 150mila euro per lavori minimi.Lo abbiamo visitato quest'anno: un disastro». Lo ha voluto sottolineare il patron dell'Udinese Gianpaolo Pozzo, che si è definito «un tifoso che è qui a dare una mano», ricordando di aver «lasciato l'Udinese ai figli: questa società è gestita soprattutto da Gino, assieme a questi validi ed eroici collaboratori, perché bisogna essere masochisti a continuare a lavorare in una situazione del genere». E ha parlato di «Via Crucis», sottolineando come i lavori siano stati «una bazzecola rispetto a tutte le difficoltà create ad arte dai politici, dall'opposizione. Il sindaco e chi lo ha aiutato hanno fatto un'opera eroica». Ribadendo di essere affezionato ai friulani e al Friuli, che ha saputo risollevarsi da un passato di «miseria», Pozzo ha delineato gli interventi futuri. «Dobbiamo mettere ancora a posto le tribune, cambiare le panchine. Bisogna anche aggiustare la facciata principale, che sembra di essere a Sing Sing». A chi, come il consigliere Fleris Parente (M5S), gli ricordava che comunque gli abbonati sono in calo, ha detto che «siamo contenti di questo zoccolo duro di 10mila, ce li teniamo stretti». Secondo il sondaggio della società chi ha scelto di non riabbonarsi lo ha fatto «perché purtroppo la situazione economica non è più quella di una volta». Per conquistare nuovi fan, comunque, l'Udinese pensa ad un impianto che offra «delle alternative alla partita». Non solo calcio. «Per portare più gente allo stadio stiamo migliorando l'hospitality. Vogliamo diventi un business center anche per gli imprenditori. Gli sky box hanno un buon successo». Pozzo non ha escluso neppure che possano esserci delle "dediche" speciali, per esempio su delle piastrelle per terra, ai friulani illustri dello sport. Per lo stadio, un unico nome non vuole: «Basta non intitolarlo mai a me».

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