Venerdì scorso Gildo Fattori avrebbe compiuto 75 anni, ma la scomparsa dal

Lunedì 21 Luglio 2014
Venerdì scorso Gildo Fattori avrebbe compiuto 75 anni, ma la scomparsa dal calcio professionistico del suo Padova sicuramente avrebbe offuscato la festa per questo importante traguardo. Voce biancoscudata per eccellenza, icona dei tifosi e ancora adesso un punto di riferimento capace di mettere tutti d'accordo, è mancato il 2 maggio 2004. Con l'aiuto del fratello Stefano, abbiamo voluto ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita, e non solo quelle legate al calcio, con aneddoti, curiosità e interessanti retroscena.
«Mi commuovo ancora a ricordarlo - esordisce Stefano - sia in quanto suo fratello e sia nelle vesti di tifoso biancoscudato. Lui non era né un giocatore, né un allenatore, né un presidente, ma la gente lo ricorda ancora e gli voleva bene per il suo grande amore per quella maglia e per la città. Per lui sapere la fine che ha fatto il Padova sarebbe stato come morire un'altra volta».
GILDO E LA GUERRA. «Pochi sanno che è nato a Carmignano di Brenta, ma ci siamo presto trasferiti a Padova. Abitavamo a Borgomagno, dove il 16 dicembre 1943 vivemmo il primo bombardamento cittadino del secondo conflitto mondiale; lui aveva quattro anni, io sette e ricordo ancora che mi guardava con gli occhi spaventati mentre lo tenevo stretto».
E da ragazzino è nata la sua passione per la musica. «Ha iniziato a cantare nelle parrocchie e intorno ai 14-15 anni ha cambiato timbro della voce e sono emerse le sue doti, perché era in grado di arrivare alle note più difficili. A quei tempi aveva un'amichetta e l'accompagnava sempre alle lezioni di pianoforte in via San Pietro, aspettandola nella stanza vicina. Un giorno l'insegnante, sapendo che cantava, lo volle accompagnare, lui interpretò "Granada" e questa maestra lo incentivò a coltivare le proprie capacità».
GILDO E I CANTANTI. «Il suo artista preferito era Frank Sinatra e con il gruppo faceva le sue canzoni. Cominciarono i concerti, non solo da queste parti, ma anche a Milano, in un locale di corso Buenos Aires, e io ero il suo primo fan. Tra i tanti artisti, ha conosciuto e mi ha presentato Mina, Celentano, Fred Bongusto e Peppino Di Capri. Lui apriva le loro serate e con la sua simpatia nascevano poi le amicizie».
E se Patty Pravo ha avuto una carriera importante ed è chiamata ancora "La ragazza del Piper", il merito è proprio di Gildo. «Tra loro c'è stata una breve relazione prima che si sposasse, lui la portò a Roma dove si esibiva e la fece pure cantare. In quel locale, venuto per vedere mio fratello, c'era il direttore del Piper Crocetta che apprezzò molto Patty Pravo e la portò al suo locale. A quei tempi lei si faceva chiamare Guj Magenta».
GILDO E I RAY-BAN. Quegli occhiali con le lenti fotocromatiche, ora esposti al museo del Padova, erano il suo marchio di fabbrica. Una passione nata nel 1980 quando Gildo era tra i gestori del palasport San Lazzaro, allora appena costruito. Uno dei primi concerti organizzati fu quello di Antonello Venditti. «Un grande successo di pubblico. Finito tutto, a mia specifica domanda, mi disse che la cosa che aveva apprezzato di più di Venditti erano stati i suoi Ray-Ban».
GILDO E IL PADOVA. «A trasmetterla sono stati soprattutto i nostri fratelli Francesco e Giuseppe, morti prematuramente, che erano grandi tifosi biancoscudati». Poco tempo dopo la prima partita vista all'Appiani, senza dubbio la più epica nella storia del Padova, e inevitabilmente scattò la scintilla. «Era il 20 febbraio 1949 e venne a giocare il grande Torino. Io e i miei fratelli portammo Gildo, che in precedenza aveva visto solo spezzoni di gara entrando nel finale, e finì 4-4. Avevamo a pochi metri grandi campioni come il portiere Bacigalupo, ma lui s'innamorò delle maglie biancoscudate. Aveva poi una grande ammirazione per Scagnellato, oltre che per Rosa, e ogni volta che andava in sede del Padova era contento perché diceva di essere a fianco di una leggenda».
GILDO RADIOCRONISTA. «A consigliarlo all'allora presidente Puggina fu Gianbattista Pastorello che lo riteneva idoneo a fare l'addetto stampa perché era benvoluto dai tifosi. La sua prima radiocronaca fu nella gara vinta 2-1 dal Padova a Trieste l'11 ottobre 1981 (serie C1, ndr). Qualche mese prima ero andato a trovarlo a casa e la moglie Cesarina mi disse che era al telefono. Andai nella sua camera e mi accorsi che alla cornetta stava commentando la partita Udinese-Vicenza, trasmessa in tv, ma con il volume abbassato. Ci teneva molto e si fece dare più di qualche consiglio dal telecronista Mediaset Bruno Longhi, suo amico. La mattina della partita per lui era una festa».
GILDO E GLI SPOSI. Un episodio capitato di recente a Stefano Fattori rende l'idea su cosa rappresenti ancora Gildo per la città. «Un vigile in moto mi ha fermato per vedere i documenti. Era tutto a posto e mi chiese se ero parente di Gildo Fattori. Saputolo, mi disse che era un ex tifoso della curva e che i loro genitori si erano conosciuti in un locale di Piove in cui lui suonava e in cui si davano sempre appuntamento».
(((miolaa)))

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