Tutti gli allievi dei predicatori estremisti

Giovedì 28 Agosto 2014
Sarebbero tutti allievi di predicatori violenti, che sarebbero già stati espulsi da tempo se non se ne fossero già andati via per loro conto, verso il fronte attivo della Jihad. Le cinque persone che sarebbero state iscritte nel registro degli indagati della Procura di Venezia, tutti stranieri, accusate di essere di fatto reclutatori e fiancheggiatori del terrorismo, avrebbero assorbito la lezione dei cattivi maestri, inevitabilmente ispirati alla Guerra Santa, la più alta istituzione dell'Islam. Predicatori estremisti e pericolosi, passati nel Triveneto, tutti di origine bosniaca, la seconda generazione dei reduci arrivati in Italia sul finire degli anni novanta.
Come Bilal Bosnic (wahabita, considerato fra i capi dell'Isis in Iraq, anche lui passato dal Triveneto: ci sono i suoi filmati in internet), sospettato di aver pianificato l'attentato all'ambasciata di Sarajevo nel 2011. Il Bosnic che sosteneva che «ogni musulmano deve essere jihadista e ha bisogno del califfato Isis. Da quando gli occidentali hanno colonizzato il Medio Oriente, tutti i cosiddetti governi islamici (Gheddafi, Mubarak, Al Assad) sono stati corrotti. Nessuno di loro ha seguito il vero Islam. Dov'è la sharia oggi nel mondo? Se uno stato non segue l'Islam può solo corrompere un musulmano. L'Islam è pronto per chiunque, in Italia, in Egitto, ovunque».
Bosnic aveva anche confermato che «sono sempre più gli italiani che si convertono e si uniscono alla jihad», ammettendo di conoscere Ismar Mesinovic, l'imbianchino bosniaco che viveva in Veneto ed è morto combattendo tra gli estremisti islamici in Siria. «Era partito dal Nord Italia per andare in Siria a combattere, dove è stato ucciso».
Su personaggi come Bosnic, e sui loro presunti proseliti, si punterebbe l'attenzione di Digos e Ros. Persone "silenti", che agiscono da collegamento tra il nostro territorio e quello islamico, specializzati a reclutare disperati.
Proprio in Bosnia, dopo l'implosione della Jugoslavia, si giocano da sempre gli scontri etnici e religiosi fra cristiani e musulmani. Nei primi anni Novanta la diaspora, con quasi due milioni di persone in fuga nelle vicine Serbia, Croazia e Montenegro, ma anche in Europa, in Francia, Germania o Italia. Persone con un bagaglio di dolori, privazioni, odio. Nel nord Italia in otto anni i bosniaci sono passati da 10 a 26 mila, 6 mila solo in Veneto. A Ponte nelle Alpi ha abitato anche l'imbianchino martire nel nome di Allah: Ismar Mesinovic. Tra queste persone, in queste terre, si sta concentrando l'attenzione delle forze dell'ordine, soprattutto tra quei bosniaci musulmani di seconda generazione sensibili alla fascinazione di un possibile riscatto.

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