Tendopoli, per l'Ulss può restare solo un mese

Sabato 29 Agosto 2015
La tendopoli potrà essere utilizzata al massimo sino alla fine dell'estate. Ma sicuramente no dall'inizio dell'autunno. A decretare che all'arrivo dei primi freddi la Prandina, nonostante in questo momento sia tutto in regola dal punto di vista igienico- sanitario, non ha i requisiti per essere adibita a struttura per ospitare i profughi, è stata, nero su bianco, l'Ulss 16 nel documento ufficiale che sintetizza l'esito del sopralluogo effettuato l'altro ieri su richiesta di Massimo Bitonci. Infatti, alla fine della relazione, firmata dalle dottoresse Ivana Simoncello, direttore del Dipartimento di Prevenzione, e Maria Anna Chiusolo, tecnica del medesimo settore, si legge la seguente conclusione: «Dal sopralluogo non sono emersi inconvenienti di natura igienico-sanitaria. Da ultimo, si prende atto di quanto più volte dichiarato, ovvero che si tratta di una sistemazione di accoglienza temporanea e si ritiene tuttavia di ribadire che l'attuale sistemazione non può ritenersi idonea per affrontare i prossimi mesi autunnali». Anche se le uniche prescrizioni sono di tipo cautelativo, come la richiesta di alcune dichiarazioni di conformità relative alle nuove strutture installate, il responso del Dipartimento non lascia dubbi: nel giro un mese la Prefettura dovrà trovare un'alternativa perchè i migranti dovranno traslocare dalla tendopoli a una struttura in muratura, con riscaldamento e impianti a norma. Il sindaco, intanto, convinto che ai primi di settembre l'area di corso Milano sarebbe stata liberata, è furibondo per la proroga, ma per intervenire aspetta comunque la mezzanotte di mercoledì, cioè il momento della scadenza della convenzione sottoscritta dalla Prefettura con la cooperativa Ecofficina che gestisce la tendopoli. Poi, se gli oltre 400 migranti rimarranno là, minaccia il finimondo. «Se tende e gazebo la settimana prossima non verranno smontati - ha annunciato - partiremo con la mobilitazione. Sto attendendo anche di sapere quale sarà il responso del sopralluogo dei vigili del fuoco e dello Spisal: possibile che le imprese debbano rispettare le normative e che invece queste ultime non valgano all'ex caserma?». «Dal 2 settembre - incalza il primo cittadino -, se tutto rimarrà com'è oggi, sono pronto a essere in testa a ogni azione che contesti questa "mala-gestione". Sono disposto a tenere un comizio al giorno davanti alla Prandina e nei quartieri. Parlerò alla gente con le parole giuste e la mia sarà una lotta democratica contro questo scandalo. Fino a oggi, comunque, l'accordo con la cooperativa non è stato rinnovato». Poi, sul fatto che non ci siano alternative su dove piazzare i migranti inviati qui dal governo, Bitonci non è d'accordo: «Ci sono Comuni amministrati dal centrosinistra che si sono detti disponibili all'accoglienza: la Prefettura può distribuire i profughi da loro e liberare il centro di Padova da una tendopoli che non vuole nessuno. La gente mi prega di "non mollare" e quindi andremo avanti con tutti i mezzi leciti di cui disponiamo. La scelta della Prandina è stata sbagliata fin dall'inizio. E comunque dalla mia parte ci sono anche le forze dell'ordine, come hanno ribadito sindacati di polizia e carabinieri. Tra l'altro per presidiare l'ingresso di via Orsini ci sono due auto sottratte al controllo del territorio». E conclude: «Voglio sottolineare che la maggior parte dei migranti che alloggiano alla Prandina non è costituita da profughi, ma da uomini che sono arrivati da soli, con smartphone e tablet di ultima generazione. I veri profughi li vediamo invece nei telegiornali: sono le famiglie che raggiungono il confine con la Macedonia, con donne, bambini e anziani stremati, che scappano davvero dalle zone di guerra».
Sul dopo-Prandina le ipotesi sono tre. Partendo dal presupposto che con l'arrivo del maltempo anche gli sbarchi sulle coste italiane diminuiranno e quindi i profughi da smistare saranno di meno, e che poi una parte di quelli già qui è destinata a finire in case private, per i rimamenti, che si può calcolare saranno 100-150 soggetti, una soluzione potrebbe essere la sistemazione di alcuni edifici che si trovano sempre dentro all'ex caserma di Corso Milano. La seconda riguarda l'ex base missilistica di Bagnoli: proprio ieri il sindaco Roberto Milan ha annunciato l'acquisizione da parte del Comune di una porzione della superficie, ma al Ministero della Difesa, che potrebbe poi girarla alla Prefettura, ne resterebbe comunque un'altra, dove poter montare dei prefabbricati da trasformare in alloggi per i migranti: per far questo passaggio non servono interventi complessi, ma un cantiere della durata di un mese. Infine la Romagnoli, ma essendo situata proprio a ridosso di condomini, sarebbe meno indicata per una destinazione del genere.

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