Rossi: «Buttati all'aria 8 anni» Padrin: «Occorre una sintesi»

Martedì 29 Luglio 2014
Lo stop al nuovo ospedale a Padova ovest da parte di Comune e Regione (entrambe a guida leghista) scatenano il centrosinistra. Ad aprire le ostilità provvede Ivo Rossi. «Otto anni di lavoro, di faticose quanto fruttuose convergenze fra le istituzioni, di accordi di programma che hanno dato luogo a impegni reciproci fra Regione, Comune, Università e Azienda Ospedaliera, di confronti con i comuni aderenti alla conferenza metropolitana per l'individuazione dell'area, sono stati improvvidamente buttati al vento» dice l'ex vicesindaco reggente. «La vicenda ha dell'incredibile: in passato le resistenze sono sempre venute dalla Regione che aveva guardato con un occhio di riguardo Verona e Treviso, e solo il lavoro paziente di Università e Comune di Padova avevano contribuito a creare le condizioni per dare il via ad un'opera fondamentale per la città». «La furia iconoclasta di Bitonci, anche se non è riuscita a mettere una pietra tombale sulla nostra sanità, ha certamente creato le condizioni di una paralisi inaccettabile - conclude Rossi -. Non si era ancora visto che il destinatario del finanziamento di un'opera indispensabile per mantenere di alto livello la nostra sanità buttasse, letteralmente, all'aria il tavolo in segno di sfida all'Università e alla Regione finanziatrice, con il risultato di perdere il contributo per il nuovo ospedale e contemporaneamente quello necessario al rifacimento nuovo su vecchio, un'ipotesi vecchia, già valutata, superata, inadeguata».
Va giù duro anche il consigliere regionale dell'Idv Antonino Pipitone: «Zaia scarica Bitonci e Bitonci scarica tutto sui padovani. La riflessione più amara? Che la sanità è un duello tra le diverse anime della Lega, giocato sulla pelle dei cittadini». «Bitonci - attacca Pipitone - politicamente non è all'altezza di una città come Padova. Il fatto che non riesca nemmeno a dialogare con un esponente del suo stesso partito e che metta a rischio la maggiore "azienda" del centro storico la dice lunga sulle sue capacità di governare. Il nuovo sindaco non ha alcuna visione strategica della città e dello sviluppo che deve avere. L'Europa andrà verso il futuro, mentre Padova tornerà agli anni Cinquanta».
Picchia duro anche il segretario cittadino del Pd Antonio Bressa: «Comune e Regione s'impongono un veto incrociato, quando sarebbero invece chiamati a trovare una soluzione che non faccia perdere altro tempo alla città. L'esito del tavolo di confronto tra le parti ci pone di fronte a una situazione molto grave, che pregiudica la realizzazione di un'opera fondamentale e pone Padova in posizione di subalternità rispetto ad altri poli ospedalieri che hanno potuto godere di investimenti e della realizzazione di strutture più moderne». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il consigliere regionale democratico Claudio Sinigaglia: «Mi pare del tutto evidente che a Verona stanno già festeggiando. Con questo atteggiamento Bitonci sta paralizzando la sanità padovana che rischia di perdere la sua eccellenza. «Per il sindaco ieri anche dal punto di vista politico si è trattato di una sconfitta su tutti i fronti. La regione a guida leghista ha bocciato il suo progetto tanto dal punto di vista tecnico, quanto da quello economico».
All'attacco anche il segretario provinciale del Pd Massimo Bettin: «Il teatrino svolto da Bitonci e Zaia presso la regione purtroppo non è solo un gioco di potere, ma causerà una caporetto per Padova e la sua sanità sulla pelle degli onesti cittadini. Altro che prima il Veneto e prima i padovani i due padani sono legati da un unico slogan: prima la lega e le sue composizioni interne in vista del mercato delle vacche che si profila per l'imminente spartizione delle poltrone con l'occasione delle regionali del 2015. Mentre a Verona si stappa probabilmente lo spumante, pregustando l'ormai inevitabile primato nel campo sanitario e ospedaliero, è gravissima la preoccupazione per l'eccellenza Padovana».
«Mi sembra che al di la delle valutazioni tecniche, da questo stallo se ne uscirà solo se ci sarà una visione comune e condivisa tra Regione e Comune rispetto al disegno del futuro della sanità padovana» dice invece il senatore Udc Antonio De Poli. «O si ragiona sul cosa serve alla sanità padovana oppure si perde solo tempo. In questa fase dobbiamo chiederci: il nuovo Piano del comune risponde alla necessità di risolvere le criticità attualmente esistentì».
Preoccupato anche il presidente della commissione regionale Sanità, il forzista Leonardo Padrin: «Esprimo grande preoccupazione per il futuro della sanità padovana. Dalle istituzioni ci si aspettano risposte concrete e due esponenti della maggioranza, come il Comune e la Regione, oltretutto del medesimo partito, non possono non trovare una sintesi su una questione che riguarda migliaia di persone che vengono a curarsi a Padova e tutti gli operatori che vi lavorano. In questo modo viene compromesso il futuro e le prospettive di un'eccellenza».

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