Respinti i ricorsi presentati a Venezia da due sale-gioco

Giovedì 18 Dicembre 2014
Il Tar non blocca l'ordinanza anti-slot machine di palazzo Moroni. Dopo aver respinto lo scorso 14 novembre la richiesta di sospensiva dell'ordinanza presentata da Jackpot srl (sala giochi di via Venezia) e da Mony Slot (sala di via Astorre Lanari) di proprietà di Giuseppe Carraro, ieri la terza sezione del Tribunale amministrativo di Venezia ha bocciato nel merito i due ricorsi, riconoscendo la bontà del dispositivo voluto dall'amministrazione Bitonci per contrastare il gioco d'azzardo compulsivo. L'ordinanza prevede l'apertura delle sale giochi esclusivamente dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 22, tutti i giorni, compresi i festivi.
Al di fuori di queste fasce orarie devono essere spente anche le slot machine collocate in esercizi commerciali, bar, ristoranti, tabaccherie , centri commerciali ecc. Questo vuol dire che anche i bar (e in città sono centinaia) allo scoccare delle 10 di sera devono staccare la spina delle loro "macchinette". E l'altro giorno sono scattate le prime due multe fatte al Bingo da 300 euro l'una.
Una circostanza che ha creato più di qualche malumore tra gli addetti ai lavori ma che, ad oggi, ha prodotto solamente una doppia azione legale che, particolare non di poco conto, non ha sortito l'esito sperato. Ma quali sono i motivi che hanno spinto i giudici amministrativi a respingere i ricorsi? A spiegarlo è direttamente il primo cittadino.
«Secondo il Tar non sussiste il requisito del periculum in mora, ovvero il danno determinato da un possibile ritardo nell'applicazione di una norma - dice Bitonci - perché il nostro provvedimento limita solo l'orario di funzionamento degli apparecchi con vincite in denaro e la contrazione dei profitti non può essere provata, così come la mancanza di convenienza dell'attività economica stessa, visto che negli ultimi anni il numero di slot è andato aumentando».
Di fatto, secondo il giudice, il dispositivo non arreca un danno economico ai gestori in quanto negli orari previsti dall'ordinanza le slot possono tranquillamente funzionare. Non solo. Il Tar riconosce che il sindaco, quale autorità responsabile della salute pubblica, può agire per tutelare i cittadini dal rischio ludopatia. Un intervento che non può essere inibito dal fatto che sulla questione non ci sia mai stato un indirizzo preciso espresso dal consiglio comunale.
«L'ordinanza, come hanno spiegato i giudici, è preceduta da un'accurata istruttoria, dalla quale risulta accertata la presenza di almeno 500 adulti affetti da sindrome di gioco d'azzardo patologico - dice ancora Bitonci -. Quella di oggi è una grande vittoria dell'amministrazione contro gli amici delle slot, contro chi specula sulla pelle della gente, già provata da un crisi economica, le cui conseguenze non si superano buttando denaro dentro ad una macchinetta elettronica. Noi andiamo avanti per la nostra strada: fuori dai quartieri questi apparecchi mangia soldi. In zona industriale ne consentiremo l'utilizzo anche dopo le 22». Ora i ricorrenti dopo aver perso la causa, dovranno anche pagare al Comune mille euro a titolo di spese di giudizio.

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