Pugno di ferro a Este: via i profughi della protesta

Mercoledì 29 Luglio 2015
Giancarlo Piva è un buono. A volte è doppiamente buono, e questo gli è valso spesso l'apprezzamento dei suoi cittadini. Ma tre volte buono, da queste parti, equivale a un'altra cosa. Così il sindaco di Este ha deciso di non porgere l'altra guancia e ha mantenuto la promessa, chiedendo che i tre "capibastone" della rivolta dei profughi dell'altro ieri fossero allontanati da Este. Il primo passo verso l'espulsione dei tre giovani africani che hanno convinto altri 16 ospiti del Manfredini a invadere la rotatoria sulla Padana inferiore per bloccarne il traffico.
Ieri il terzetto è stato accompagnato alla Prandina di Padova. Dove, mormora qualcuno, gli "agitatori" avranno modo di scoprire la differenza tra l'accoglienza offerta dall'Ecofficina al Manfredini di Este e lasituazione di sovraffollamento della tendopoli padovana.
«I tre facinorosi che hanno guidato la manifestazione di protesta artefatta sono stati allontanati immediatamente - ha detto il sindaco - I carabinieri stanno relazionando la prefettura sui fatti, e l'ufficio del Governo analizzerà la situazione valutando il percorso di espulsione».
Se si configurerà il reato di interruzione di traffico, infatti, i tre potrebbero perdere lo status di profughi e finire nel calderone dei clandestini.
Intanto gli altri ospiti della struttura salesiana condannano la manifestazione dell'altro ieri. «Ci sono dei problemi, sia con il cibo che con le pratiche - ammette uno di loro - ma bloccare una strada non è il sistema giusto, dovevano prendere contatti con le forze dell'ordine». Chi parla non vuole dire il suo nome e si allontana rapidamente, prima di finire nel radar del personale della coop che gestisce l'accoglienza al Manfredini.
Dal giorno della protesta, Ecofficina ha eretto una cortina di ferro attorno ai profughi, arrivando a definire «un problema» la presenza dei giornalisti nell'area destinata ai profughi. Uno alla volta i giovani vengono fatti rientrare negli alloggi: «Noi non possiamo parlare con voi e - dice un operatore, indicando poi i profughi - non è bene che lo facciano neppure loro».
La tensione nella cittadina è alle stelle, e lo confermano il tono dei commenti alle notizie pubblicate sui social network. La protesta ha causato un'ondata di indignazione, che in molti casi è sfociata in commenti irripetibili. In genere Este sembra essersi schierata decisamente contro i profughi. E a poco serve che alcuni di loro siano tornati a svolgere ieri mattina lavori di pubblica utilità gratuitamente, in segno di ringraziamento per l'accoglienza ricevuta.
Anche la politica locale ha deciso da che parte stare: «È sbagliato il modo in cui è affrontata l'emergenza umanitaria, stiamo ingenerando aspettative in queste persone - spiega ad esempio Sergio Gobbo, consigliere comunale di minoranza - Mostrare loro un lavoro è stato un errore, perchè questo non è il paese di Bengodi. Mi chiedo se prima o poi non gli daremo le case popolari: una politica fatta in questo modo crea solo odio razziale».
«Anche Papa Francesco ha detto che si può rifilare un pugno a chi offende la mamma - ribadisce l'altro consigliere comunale del Pdl, Gianfranco Fornasiero - La solidarietà va bene, ma servono dei limiti. Condanniamo il gesto, ma il precedente buonismo che il nostro sindaco ha dimostrato fa riflettere».

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