Nitti: «Costruire con i malati dentro o a fianco è una follia»

Mercoledì 30 Luglio 2014
(F.Capp.) «È una cosa vergognosa: fare il nuovo sul vecchio è pura follia». È il pensiero del professor Donato Nitti, direttore del Dipartimento di Scienze chirurgiche oncologiche e gastroeterologiche dell'Azienda ospedaliera universitaria di Padova. «Chi dice che si può costruire un ospedale con i malati dentro o a fianco non ha idea di cosa vuol dire continuare a operare con un cantiere aperto. Adesso - sottolinea Nitti - stanno compiendo solo i lavori di messa in sicurezza e manutenzione ordinaria, non di ristrutturazione a fondo; ebbene l'altro giorno, mentre intervenivo su un paziente con due trapani che trivellavano uno sopra la mia testa e uno sotto i miei piedi, sono uscito dalla sala operatoria urlando. Sono otto anni che ne discutiamo, prima in Facoltà e ora nella Scuola di Medicina. Ripeto: non è un disegno fattibile, ma quando mai poi si è visto un ospedale delle dimensioni come quello di Padova, attraversato da una strada? Vogliono fare un sottopassaggio, una sopraelevata? È sempre questione di costi. Hanno le istituzioni la forza per realizzare infrastrutture importanti? Me lo chiedo. Tutto questo per dire che la soluzione proposta del nuovo su nuovo rimane la più accreditata. Non sarà più Padova ovest? Che sia Legnaro, Brusegana o dove si vuole, ma si faccia. Lo abbiamo sempre detto, adesso è politicamente conveniente cambiare idea e si rimette tutto in discussione». Mi preoccupano, continua Nitti, «la nostra salute, quella dei nostri figli e la qualità dell'organizzazione sanitaria: corriamo il rischio, tra dieci - vent'anni, di trovarci con gli stessi problemi». Bisogna metter ordine, sollecita il professore, ai quattro poli chirurgici disseminati in giro per il polo di via Giustiniani con grande dispersione di energie e continuo via-vai di trasporti. «Ci vuole un grande centro di chirurgia, unificato, moderno, informatizzato, altrimenti andiamo incontro al fallimento. L'importante - conclude - è che non sia la comunità a pagare, che ci sia uno spirito di solidarietà in tutto quello che si fa. In alternativa, sono solo parole vuote».

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