Malattia rara, scagionati due medici

Venerdì 25 Aprile 2014
L'ematologa ha operato correttamente nelle prime fasi del ricovero mentre il collega non si è mai occupato di quel paziente. Eventuali responsabilità di natura penale, tutte da accertare, avrebbero dovuto essere addebitate ad altri sanitari. È il senso della perizia disposta dal giudice Domenica Gambardella nel procedimento a carico della dottoressa Nilla Maschio, 49 anni, di San Martino di Lupari, e del dottor Nicola Di Vitofrancesco, 62 anni, di Padova, accusati di omicidio colposo per la morte di Bruno Armani, l'operaio 42enne di Roncaglia di Ponte San Nicolò deceduto il 16 novembre 2009. Giungendo a conclusioni diametralmente opposte a quelle dei consulenti della Procura, i medici legali Raffaele Giorgetti di Ancona e Giovanni Olivieri di Riccione sono arrivati ad escludere profili di colpa nell'operato dei due sanitari, assistiti dall'avvocato Lorenzo Locatelli. E il giudice ha prosciolto l'ematologa perchè il fatto non costituisce mentre il collega è stato scagionato per non aver commesso il fatto. Dalla perizia è infatti emerso come Di Vitofrancesco fosse stato tirato in ballo a causa di un'errata consultazione delle schede di trasmissione dati. In quel periodo non era neppure in servizio in Azienda ospedaliera. Si stava godendo un periodo di ferie.
In udienza c'era, nella veste di parte offesa, l'avvocato dei familiari dell'operaio Marta Bergamo. Al momento non è stata ancora promossa nessuna causa per il risarcimento del danno in sede civile. Il 3 novembre 2009 Bruno Armani, manutentore meccanico in un'azienda di Noventa, si era sottoposto ad un vaccino antinfluenzale. Tre giorni più tardi aveva accusato i primi malesseri: lingua e linfonodi ingrossati, mucose alla bocca con piccole ulcerazioni, emoraggie al naso. Il 6 novembre il medico di base l'aveva sollecitato a recarsi in ospedale. Al Pronto soccorso era stato subito disposto il ricovero. I primi accertamenti avevano rivelato una forte carenza di piastrine. Secondo i consulenti dell'accusa l'ematologa Maschio avrebbe sbagliato diagnosi propendendo per una piastrinopenia autoimmune piuttosto che per una scistocitosi. I mancati risultati della terapia prescelta avrebbero dovuto indurla a rivalutare l'ipotesi diagnostica. I periti del giudice sono stati però di diverso avviso non ravvisando responsabilità a carico della dottoressa Maschio. Armani era stato colpito dalla cosiddetta sindrome di Moschowitz, una malattia rara caratterizzata anche dalla lesione dei vasi cerebrali. Si era spento il 16 novembre 2009.