La Prefettura conferma: «All'ex caserma Prandina solo prima accoglienza»

Domenica 5 Luglio 2015
Ultimi ritocchi ieri al già super contestato Centro di prima accoglienza all'ex caserma Prandina di via Orsini, a due passi da corso Milano. Salvo massicci arrivi di profughi al momento non previsti, non entrerà in funzione fino a domani e sarà utilizzato solo per le emergenze. Lo confermano dalla Prefettura. Cinque le tende montate per un totale di cinquanta posti letto: il campo è stato dotato di bagni chimici, punto ristoro e tutte le attrezzature per garantire un'accoglienza dignitosa. L'altra sera erano stati gli stessi migranti a rifiutarsi di dormire nelle fatiscenti baracche.
«Il Centro all'ex Prandina - spiega il vice prefetto Alessandro Sallusto - è stato ideato e concepito come luogo di primissimo transito per afflussi consistenti che rischiano di mettere in crisi il sistema di accoglienza già attivo». La permanenza, si assicura, sarà la più breve possibile, 24, massimo 48 ore, anche se la rete di ricezione diffusa è ormai al collasso. «Si parla di caos dell'accoglienza - aggiunge Sallusto - Purtroppo ciò è dovuto al fatto che la collaborazione degli enti locali è praticamente nulla, salvo rarissime eccezioni in alcuni comuni della provincia».
Le tende all'ex Prandina, arrivate dalla Protezione Civile di Venezia, sono state montate, con immediata disponibilità, dalla Croce Rossa padovana mentre il materiale è stato procurato dalla Prefettura. «Secondo noi - afferma il presidente del Comitato padovano dell'ente umanitario, Luigi Bolognani - è urgente interrompere il braccio di ferro tra le istituzioni, non si può dire "no" a ogni tipo di accoglienza. La situazione è assolutamente precaria: il pericolo è che i profughi si riversino nella città, con rischi per loro e per la cittadinanza».
Dalla Prefettura, intanto, si fa sapere che non è stata data alcuna disposizione per realizzare un Centro di prima accoglienza anche in via Bembo. Ma è bastata una voce che gira e il quartiere, come già la zona di corso Milano, è immediatamente salito sulle barricate. Il clima al Crocifisso è rovente e non solo per la temperatura. «In zona abbiamo già "Casa a Colori", chiediamo a Bitonci di intervenire - dice Luca - Stiamo organizzando anche una raccolta firme». I residenti già venerdì sera hanno iniziato ad organizzarsi. Un paio di cittadini si appellano a Matteo Salvini. «Speriamo che venga in via Bembo», auspicano. «Una tendopoli non è una soluzione - osserva Renato Poletti - non si può aggiungere precarietà a precarietà. Porterà degrado nel quartiere». Preoccupatissime Irene, che parla di "soluzione sconvolgente". «Viviamo qui da 30 anni nelle case del Comune messe male. Per noi non c'è aiuto», aggiunge Anna Maria. E così Vanna, Carla e Stefano, tutti pronti ad ostacolare il progetto e furiosi per non essere stati consultati e nemmeno avvisati. Unica voce fuori dal coro Camillo: «La tendopoli non mi sembra un modo civile di tenere le persone - dice - Il clima generale del quartiere è contrario ma io qui ci lavoro solo». Intanto alla Prandina continuano il presidio costante della Lega, che ha allestito un gazebo, e le proteste dei residenti. Ieri mattina a manifestare il loro dissenso un gruppo di famiglie che vive a ridosso della tendopoli.

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