La coca arrivava dalla Colombia, dure condanne a De Checchi e C.

Mercoledì 27 Maggio 2015
Il traffico di cocaina che arrivava direttamente dalla Colombia è stato smascherato due anni fa dagli investigatori della Squadra mobile padovana. E adesso sono arrivate le condanne di coloro che per anni, secondo il pubblico ministero Benedetto Roberti, avevano gestito lo spaccio. Con lo "sconto" di pena previsto per il rito abbreviato, il giudice dell'udienza preliminare Margherita Brunello, ha condannato Antonio Maniero, cinquantanovenne di Sant'angelo di Piove (soltanto omonimo di Faccia d'Angelo), a otto anni e 10 mesi di reclusione e a 54 mila euro di multa, in continuazione con un'altra condanna, Giuliano De Checchi, cinquantacinquenne di Camponogara, in provincia di Venezia, a otto anni e sei mesi di reclusione e 50 mila euro di multa, pure in continuazione con un'altra condanna, entrambi ex mala del Brenta, difesi dall'avvocato Evita Della Riccia, Luca Marcato, detto "Sinto", quarantaquattrenne giostraio di Legnaro, a cinque anni di reclusione e a una Multa di 30 mila euro, difeso dall'avvocato Giorgio Zecchin. Stefano Lodovici, quarantaduenne di Camponogara, difeso dall'avvocato Luigi Fadalti, ha patteggiato quattro anni di reclusione e 18 mila euro di multa. Antonio Bastianello, cinquantottenne di Brugine, difeso dall'avvocato Samuel Lorenzetto, ha patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione e 2 mila euro di multa. Barbara Biasiotto, moglie cinquantenne di Giuliano De Checchi, difesa dall'avvocato Evita Della Riccia, è stata rinviata a giudizio.
Dopo l'arresto di chi teneva i contatti tra la Lombardia e la Colombia, Antonio Maniero e Giuliano De Checchi erano stati costretti a cambiare fornitore per non perdere il controllo dello spaccio tra le province di Padova e Venezia. E gli investigatori avevano scoperto che Luca Marcato, dopo essersi dedicato per anni a furti e rapine, aveva cominciato a trattare cocaina a livelli importanti. In uno dei bar della Riviera del Brenta Maniero e De Checchi avevano conosciuto il giostraio ed era nata una collaborazione. Il "Sinto" riusciva a procurare tre etti di droga alla settimana a De Checchi e Maniero. Cocaina che veniva venduta ad altri spacciatori, tra cui Stefano Lodovici e Antonio Bastianello. Nel gruppo vi erano regole ben precise. Niente azioni azzardate. Telefoni usati solo per le emergenze, movimenti in scooter e auto continuamente bonificate con dispositivi antispia. Non era stato facile per la Squadra mobile di Padova chiudere il cerchio delle indagini. In un anno di pedinamenti era emerso che Maniero e De Checchi non erano solo degli abili spacciatori di cocaina. Ma erano stati anche "utilizzati" da una banda lombarda per pianificare un assalto ad un bancomat alle porte di Padova. E per guadagnare mille euro erano pronti anche a riempire di botte un imprenditore trevigiano attanagliato da pesanti debiti. Il capo del gruppo era De Checchi. Mentre era controllato, aveva comperato una pistola Beretta perchè vendicare il figlio che era stato deriso da altri coetanei. Nessun atto violento venne compiuto ma gli investigatori della Mobile erano pronti ad intervenire.

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