Influenza: undici morti la metà di tutto il Veneto

Venerdì 30 Gennaio 2015
L'influenza-killer continua la sua marcia. Le vittime nel padovano sono salite a undici: gli ultimi deceduti sono due ultrasettantenni, un uomo e una donna, residenti nell'Ulss 16, e altri due anziani della Bassa, tutti affetti da altre sindromi. Finora "immune" dagli esiti letali del virus l'Alta Padovana.
Il rapporto regionale sull'andamento dell'epidemia evidenzia che la stragrande maggioranza di chi è morto d'influenza aveva patologie pregresse: i quattro vanno ad aggiungersi agli altri quattro anziani multiproblematici deceduti precedentemente, colpiti da cardiopatia, diabete, immunodepressione, all'uomo di mezza età già gravemente malato, all'imprenditore sessantenne (inizialmente sano) il cui quadro clinico è andato progressivamente peggiorando, e alla bambina di due anni deceduta la settimana scorsa nel dipartimento di Pediatria (anche non affetta da malattie note).
In tutto il Veneto i morti sono ventidue, la metà dunque concentrate entro i confini patavini.
Nonostante un calo dell'incidenza complessiva (92,7 malati per 10 mila abitanti contro 105,5 della media nazionale), l'influenza sta picchiando duro soprattutto tra i bambini fino 4 anni (249,6 ogni 10 mila residenti) e tra i ragazzini tra 5 e 14 anni (144,5 su 10 mila). Sono invece in calo i contagi nelle persone tra 14 e 65 anni e tra gli over 65.
Le forme con complicazioni, tra Padova e provincia, sono state 48 (41 segnalate dall'Ulss 16, 5 dall'Ulss 15 di Cittadella-Camposampiero, 2 dall'Ulss 17 Este-Monselice), con un'età media di 56 anni e in pari numero tra uomini e donne. Per alcuni è stato necessario il ricovero in terapia intensiva e il ricorso all'Ecmo, tecnica di circolazione extracorporea utilizzata in ambito di rianimazione per trattare insufficienza cardiaca o respiratoria acuta grave.
Il paracadute del vaccino è stato aperto da pochi: molte delle 92mila dosi acquistate dall'Ulss 16 di Padova sono rimaste inutilizzate, una percentuale che si avvicina al 30% anche se i conti precisi si faranno alla fine della campagna.
«Vaccinatevi pure se il tempo è scaduto, sempre meglio di niente - commenta Ivana Simoncello, direttore dell'Ufficio igiene e sanità pubblica dell'Ulss 16 - Anche se la copertura si attiva nel giro di una ventina di giorni e i giochi sono per lo più già fatti, la produzione di un minimo di anticorpi è comunque un fatto positivo».
In caduta libera le vaccinazioni tra "addetti ai lavori": pare siano medici e operatori sanitari i più indisciplinati, quelli chiamati a dare il buon esempio e che invece latitano. Dunque, dosi vaccinali sono ancora disponibili dai medici di base, i pediatri di libera scelta o nei distretti socio-sanitari: le Ulss le offrono gratuitamente agli over 65, alle forze dell'ordine, a insegnanti, addetti ai servizi pubblici, personale in servizio in ospedali e case di riposo.
«Credo siano stati soprattutto gli anziani a prendere paura di questa forma di influenza stagionale, dimostrandosi - conclude Simoncello - letale anche nei confronti di alcuni soggetti all'apparenza perfettamente sani».
L'influenza dura in media dai 5 ai 7 giorni. Una settimana di "inattività" ha un importante costo sociale, calcolato in circa mille euro pro capite. Se bisogna ricorrere all'ospedale, la spesa pubblica può salire fino a tremila euro. Senza contare i costi indiretti, come l'assenza dal lavoro.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci